Rosella Sensi e la Roma sono stati multati di 9.000 euro a testa per: «avere espresso giudizi lesivi della reputazione dell’arbitro Carmine Russo e delle Istituzioni Federali» dopo la partita Brescia Roma dello scorso 22 settembre.
«Aspettiamo la decisione della corte», aveva commentato la Sensi appena uscita dal quartier generale della Federcalcio dopo un’audizione di circa 1 ora. Si temeva un mese di stop quindi, ufficiosamente, la Roma si ritiene soddisfatta.
Dal Romanista:
È proprio vero, non c’è mai fine allo schifo. Rosella Sensi e la Roma sono stati condannati a pagare novemila euro a testa. Lo ha deciso nella tarda serata di ieri la Commissione Disciplinare della Figc. Il presidente è stato ritenuto colpevole di «avere espresso giudizi lesivi della reputazione dell’arbitro Carmine Russo e delle Istituzioni Federali» dopo Brescia-Roma dello scorso 22 settembre. La società è stata multata per responsabilità oggettiva. «Aspettiamo la decisione della corte», aveva commentato la Sensi appena uscita dal quartier generale della Federcalcio, a via Allegri. L’audizione era durata circa un quarto d’ora. La dottoressa e il suo legale, l’avvocato Antonio Conte, erano consapevoli che ben difficilmente avrebbero potuto evitare una condanna. Si temeva un mese di stop. Ufficiosamente, quindi, la Roma si dice soddisfatta. Il contenuto di alcune «dichiarazioni lesive » per le quali la Sensi era stata deferita dal capo della Procura Federale, Stefano Palazzi, erano state giudicate «pesanti» in ambienti vicini alla Figc. Terminata la partita di Brescia, il presidente si era giustamente scagliato contro il signor (?) Russo di Nola. E, in assoluto, contro un sistema che permette di arbitrare «anche ai ciechi». Il giorno dopo, lo stesso presidente dell’Aia, Marcello Nicchi, le aveva dato ragione. «Non posso commentare, ma capisco le parole di Rosella Sensi. Russo? È molto probabile che lo fermeremo». Così è stato. Russo è tornato ad arbitrare 33 giorni dopo quer pasticciaccio brutto del Rigamonti. Ha diretto domenica Genoa-Catania. L’ammissione di responsabilità da parte del numero uno degli arbitri italiani si era rivelata già determinante per ridurre la squalifica di Mexes, cacciato da Russo perché considerato ultimo uomo dopo un intervento palesemente sul pallone. Phil aveva perso la pazienza e inveito contro tutti. Il giudice della Lega, Gianpaolo Tosel, lo aveva fermato per tre turni. Ma l’avvocato Conte era riuscito ad ottenere la riduzione di una giornata dalla Corte Federale puntando proprio sulle parole di Nicchi.
La Roma ha adottato ieri la stessa strategia difensiva. La Sensi ha spiegato alla Disciplinare di avere sì vibratamente protestato. Ma senza volere offendere. Il presidente ha raccontato ai giudici di essersi lamentata per mettere in evidenza l’incapacità di Russo. Incapacità, peraltro, riconosciuta da Nicchi attraverso dichiarazioni rese pubblicamente e depositate dall’avvocato Conte. Nel corso dell’audizione, la Sensi ha ribadito di essere sempre stata rispettosa delle istituzioni federali. Vero. Per il presidente si trattava del primo deferimento da quando è dirigente sportivo. Un aspetto, questo, che secondo la Roma avrebbe dovuto
far riflettere la Disciplinare. Se Rosella Sensi ha detto basta, lo ha fatto per tutelare la Roma, i romanisti, ma pure l’immagine del calcio italiano. Deturpato dagli scempi di un arbitraggio indecente.