Rinnovo una considerazione già fatta qualche giorno fa, ma che torna prepotentemente attuale: il tifoso della Roma desidera una Roma protagonista e non mera comprimaria. Alludo al periodo delle contestazioni, quando tutti, in primis il sottoscritto, vedevano nell’allontanamento dell’attuale proprietà la chiave per tornare a recitare un ruolo di primi attori. Nessuno reclamava trionfi, sarebbe bastato esistere. Orbene: la proprietà non è cambiata, ma il nostro destino sì. Prendiamone atto.Abbiamo disputato una finale di Coppa Italia ed abbiamo lottato, i più ottimisti sostengono ancora lottiamo, per vincere lo scudetto. Niente male, anche e soprattutto alla luce di qualche appunto. Per quanto concerne la partita di ieri sera, infatti, direi che oltre al gol di Milito, peraltro concesso in gentile omaggio in una fase di quiete apparente, non ricordo azioni dell’Inter tacciabili di pericolosità. Da parte nostra un colpo di testa di Juan che ancora grida vendetta ed una buona palla sui piedi di Vucinic che strozza una conclusione apparentemente facile e mette a lato. In ordine al Campionato, d’altro canto, non bisogna dimenticare che nella personale sfida tra Mourinho e Ranieri, il primo ha beneficiato di un bonus di sei punti e personalmente non credo che vincerà il torneo con uno scarto superiore. Dunque, Roma promossa a pieni voti, ancor prima che la stagione abbia fine. Ma allora perché tanto nervosismo? Non intendo fare la morale sull’episodio del calcio di Francesco a Balotelli; piuttosto generalizzo il discorso e ci metto dentro i pugni di Mexes e le entratacce di Taddei e Perrotta. Stiamo regalando ai nostri “nemici” qualcosa in più di una mera soddisfazione sportiva. Stiamo dando ai nostri detrattori tutto ciò che occorre per sparare a zero sulla città e sulla squadra e stiamo offrendo ai nostri avversari l’immagine di una rivale sull’orlo di una crisi di nervi. Non esiste alcuna ragione oggettiva perché questo accada. Tempo fa uno striscione recitava: “abbiamo fatto 30 facciamo 31”. Io mi prendo il 30 e mi sforzo di dare il giusto valore alle cose. Lo capiscano i tifosi, che hanno l’obbligo morale di gremire l’Olimpico, domenica contro il Cagliari, per tributare un grande applauso alla squadra; lo capiscano i calciatori, dei quali siamo enormemente fieri per averci ridato la magia di un sogno. Se questo è il punto di partenza, sarebbe un delitto sciupare tutto proprio ora.