Mancini si sta comportando da professionista doc: un infortunio al piede lo limita, ma non molla e lotta. A chi si accosta, però, la Roma chiede molto: vuole quei gol che mancano, quelle situazioni di gioco che mancano, quel centravanti di peso che manca. Si tengono i piedi in molte staffe, alcune nuove come Mario Gomez, altri antichissimi come Amauri, tentato tre anni fa, sondato anche in questi giorni e che ora costa più dei 15 milioni che la Roma può investire.
Ci sono poi gli amori sempre verdi. La Roma di oggi non piega il capo facilmente: guardate al divorzio da Chivu… Avevano già in mano Juan, hanno venduto bene e reivestito. Oggi serve un centravanti da 15 gol, che raddoppi la quota media di Mancini. E alla Juve che fa sondaggi per Amantino hanno fatto capire che le contropartite possono essere solo di altissimo profilo. Piaceva e molto Sissoko, in altri tempi, visto che oggi con De Rossi, Pizarro, Brighi e soprattutto Aquilani, a centrocampo va tutto benissimo. Piace ancora e lo si segue con attenzione Marchionni, ma il vero obiettivo sarebbe un altro. Vuoi un top player, dai un top player; un titolare per un titolare. Ecco che allora torna alla mente quel giorno in cui Spalletti provò a capire se si poteva battere la pista di Iaquinta, già promesso e di fatto già comprato dalla Juventus. Il suo allievo prediletto (con Di Natale: altro candidato alla sostituzione di Mancini) nell’Udinese che conquistò la Champions. L’ipotesi Iaquinta potrebbe anche neutralizzare un certo gioco al rialzo sulla risoluzione della comproprietà con il Lecce per Vucinic (i salentini vogliono solo soldi: 10 milioni), che però Spalletti sta sempre più costruendo come alternativa a sinistra. Va ricordato che Mancini per le casse sociali romaniste raappresenteranno una delle più grandi plusvalenze inequivoche della storia: costo zero l’ingaggio sei anni fa, almeno 20 milioni di valutazione ora. Anche l’ingaggio dell’azzurro sarebbe in linea coi parametri romanisti.
Da Tuttosport