La Roma non reagisce dopo la batosta subita contro il Barcellona e perde anche in campionato per 2 a 0 contro l’Atalanta, una sconfitta sicuramente peggiore di quella subita contro i catalani visto che lo stesso Rudi Garcia aveva invocato 11 combattenti prima della sfida casalinga dell’Olimpico. I combattenti però nel pomeriggio di ieri non si sono visti, dei normali calciatori guidati da un normale allenatore nemmeno. La Roma era in dovere di vincere ma è sparita dopo una ventina di minuti iniziali abbastanza propositivi, schiacciata dai medesimi stessi errori di inizio stagione: formazione poco corta e compatta, linea difensiva totalmente disorganizzata, gestione approssimativa e lenta del pallone. Una volta subito il gol sentenza di Gomez, il quarto in carriera del calciatore argentino ai danni della Roma, la formazione di Rudi Garcia è riuscita solo a fare peggio andando in confusione totale su ogni pallone, non creando mai un pericolo dalle parti di Sportiello. Zero grinta, zero personalità. Nel finale è anche arrivato il meritato raddoppio dell’Atalanta dopo un rigore guadagnato dallo stesso numero 10 dopo un fallo ai limiti dell’assurdo del neo entrato Maicon. Proprio i cambi dell’allenatore francese hanno fatto discutere, dentro Sadiq per uno spento Iago Falque (comunque più vivo del confusionario Iturbe), dentro Maicon per Florenzi oltre a Torosidis a partita già compromessa, sostituzioni che non hanno minimamente inciso sull’andamento della gara peggiorando invece la situazione.
Adesso l’occhio del ciclone è tutto su Rudi Garcia e non potrebbe essere altrimenti; quando la squadra va male il primo imputato è sempre l’allenatore anche perché è più facile cambiare una sola pedina e non 11 giocatori. La squadra sembra non seguirlo più, le frasi di circostanza di De Rossi nel post partita, con un colpo al cerchio con l’allusione “Nessun giocatore al mondo davanti alle telecamere direbbe che la colpa è solo del mister“, ed un colpo alla botte con la frase “Se ci sfaldiamo cercando degli alibi o un capro espiatorio facciamo un errore, rischiando di ricadere in una situazione poco produttiva” sembrano soltanto voler mantenere uno status quo che non funziona e che viene confermato dai freddi numeri: 17 gol presi nelle prime 14 giornate di campionato, limitandoci alle squadre con più di 20 punti in Serie A hanno fatto peggio solamente Torino e Milan entrambe a 18 gol subiti partite con altre aspettative rispetto alla Roma. In Champions League meglio stendere un velo pietoso: 16 gol presi in 5 partite, più di tutti. La scusa dell’attacco produttivo invocata da Rudi Garcia non regge più: lo scorso anno quando non subiva gol non segnava praticamente mai, adesso che segna con regolarità ne prende più del dovuto. Il campionato ti ha dimostrato da sempre che si ottengono risultati con l’equilibrio e con l’armonia delle due fasi di gioco, vantarsi di segnare tanto subendo ancora di più (quest’anno) è uguale a vantarsi di subire poco segnando ancora meno (lo scorso anno) ed i risultati tra le due stagioni, insieme alla media della squadra, si stanno avvicinando.
Ma a destare più preoccupazione non sono solamente i numeri ma sopratutto il famoso “gioco” invocato da tutti che la Roma non ha: una volta usciti Gervinho e Salah i giallorossi tutti sono usciti con loro. Non c’è una trama, uno scambio, un’idea di come portare la palla da una parte all’altra del campo. Tutto sembra affidato alle improvvisazioni dei singoli con movimenti basilari in attacco e inguardabili in difesa. Non bisogna chiedersi chi può arrivare al posto di Rudi Garcia, bisogna chiedersi che valore aggiunto da Rudi Garcia a questa squadra. Valorizza la rosa che ha a disposizione? Se prendessimo come termine di paragone la prima stagione la risposta sarebbe positiva, valutando questa e la scorsa stagione la risposta sarebbe chiaramente negativa. Non si può sperare di replicare un successo con una rosa totalmente diversa in un periodo ormai molto lontano e con aspettative opposte: la Roma nell’anno 2013/2014 era una sorpresa (senza coppe europee), questi due anni dovevano essere l’inizio di un ciclo ma è risaputo che nel calcio è sempre più difficile confermarsi che fare un exploit il primo anno (citofonare Pioli a Formello per chiedere lumi).
Non regge nemmeno più la scusa degli interpreti di difesa poco all’altezza: Sarri ha rivitalizzato la banda del buco dello scorso anno di Benitez senza nessun innesto eccetto Hysaj, Mancini con una squadra operaia (lui veramente senza terzini) trasmette più personalità e sicurezza di questa Roma. La situazione adesso è già compromessa con la Juventus tornata dietro solamente dopo un avvio disastroso, sconfitta nello scontro diretto ed in termini di punti resta solo quello. In attesa della sfida al vertice di Napoli–Inter i punti buttati stanno aumentando in modo spaventoso. Questa stagione, fondamentale per le ambizioni della rosa, per il girone abbordabile di Champions, per tutti gli acquisti di peso fatti in estate, si sta già buttando via e negarlo sarebbe sbagliato. Si sta passando dal guardare le squadre avanti a doversi guardare da quelle dietro. Questo è imperdonabile e non c’è contratto o stipendio fino al 2018 che vale più dell’intera stagione della Roma dato che siamo solo a novembre. Ma ancora per poco.
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