“Curva Sud Roma”…

Il minimalismo, in letteratura, è caratterizzato dall’uso economico dei vocaboli. Come dire: se tre parole bastano a rappresentare l’idea, la quarta è di troppo. Già… Tre parole… Tante ne ha usate la Curva più bella del mondo per rivendicare la sua identità, quella tradizione che sublima in un album fotografico, custodito nella memoria di ognuno di noi. Tre parole per affermare il senso di appartenenza ad un culto, per sentirsi fieri ed orgogliosi di essere romanisti. Tre parole per gridare: “noi esistiamo, in quanto siamo sempre esistiti”. Tre parole, una mappa, le coordinate esatte, un indirizzo, un recapito, un domicilio, una sede, la residenza di un cuore pulsante. “Curva Sud Roma”. Tanto per segnare uno spartiacque fra il vivido dei nostri colori e quella sensazione di sbiadito, che annacquava l’alloggio degli ospiti. “Curva Sud Roma”, perché quando c’è da sostenere i nostri idoli, ognuno ha il dovere di schierarsi in prima fila, in quella convergenza di convulsioni pre – derby, che sboccia nella notte dei tempi e non finisce mai. Tre parole e null’altro… Espressione di una capacità di sintesi, tanto efficace da far tremare i polsi. Una rivelazione esaustiva, che induce a ritenere sia stato detto tutto quello che c’era da dire. L’autografo speciale in calce ad una coreografia attesa per troppo tempo ed annunciata in tutta la sua sensazionalità. In un momento in cui ce ne sarebbero state di frasi da comporre. In un momento in cui la Lazio lotta per non retrocedere; in un momento in cui la Roma è sempre più attratta dal miraggio dell’Europa che conta; in un momento in cui il tifoso giallorosso è dibattuto fra l’amore incondizionato per i propri colori e la disaffezione verso i suoi rappresentati istituzionali. Avrebbero potuto scriverci di tutto, i ragazzi della Curva, su quello stendardo. Se solo avessero voluto ricercare il colpo ad effetto, c’era semplicemente da scegliere. “Ironizziamo sulle difficoltà dei cugini… No… Contestiamo la dirigenza… Anzi no… Invochiamo  con tutta la nostra forza il successo”… Niente di tutto questo. Sarebbe stato superfluo. Nessun proclama; solo il goal di Cassetti a teletrasportare ciascuno di noi in quello spicchio di Paradiso, la Curva Sud, appunto. Perché tutta la nostra vita è al servizio della cosa più bella che il destino ci ha regalato, la Roma.  Grazie ragazzi.   

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