L’editoriale del Romanista: il racconto della giornata di ieri

(NEWS AS ROMA – L’EDITORIALE DEL ROMANISTA E’ARRIVATO…- FORZA-ROMA.COM) – Altro che editoriale come ci aspettavamo, un vero e proprio racconto della giornata di ieri per la As Roma. "Giovedì gnocchi. E cattivi pensieri. Trigoria semivuota, tra nazionali in viaggio, brasiliani contesi in uno squallido balletto e malati (alcuni cronici) in infermeria. Lo stadio, quello nuovo, quello cui per bocca del presidente Rosella Sensi sono legate le residue chances di tornare a investire, che in poche settimane è diventato un sogno anche per chi lo ha presentato con le lacrime agli occhi per la commozione; al punto da spingere Francesco Giro, il sottosegretario alle attività culturali che pareva avere appena riaperto ad una possibilità-Monachina, arriva a chiedersi sconsolato: "In Comune non hanno ancora visto lo straccio di una carta: ma che lo hanno presentato a fare?".
 E ancora. La società, la stessa da sedici anni, che sembra sempre più schiacciata dall’orribile Moloch-Italpetroli, un mare di debiti, incontri che slittano, ipotesi di accordo che si sbriciolano. Come il capitale della Roma, quello tecnico, quello di immagine, quello della passione. 
 Ci sono state anche lacrime vere, in questa giornata di novembre Doc, al di là della temperatura e del sole a tratti neanche pallido: quelle per donna Flora, omaggiata per l’ultimo saluto da pezzi importanti della Roma di oggi (Rosella Sensi e Totti su tutti), quanto dalla Roma che non c’è più, quella di Nela, di Boniek, di Dario Canovi, il procuratore con la faccia pulita, lontano anni-luce dai ceffi che si aggirano oggi nelle stanze del calcio-mercato.
 Giovedì gnocchi. E cattivi pensieri proiettati anche a venerdì, cioé a oggi: 13 sul calendario. Vai con gli scongiuri, fraté. Che ci riserverà il giorno (almeno sulla carta) più jellato dell’anno? Claudio Ranieri, cui da buon testaccino non è aliena la scaramanzia, prova soprattutto a impegnarsi nel lavoro, tenendo insieme i cocci di un gruppo incrinato da assenti e acciaccati, sperando in cuor suo che a nessuno venga in mente di guardare troppo alla classifica: con i danni combinati in ottobre, neanche una vittoria sul Bologna e un pari nella tana dell’Inter sono bastati a cambiare in meglio le nostre prospettive. Anzi, se guardiamo a quello che si muove alle nostre spalle, e al mare di squadre che ancora ci sopravvanza sulla via della complicatissima scalatra alla zona Champions League, stiamo addirittura peggio di prima. Dice che bisogna essere ottimisti e abdicare al lamento. Credere comunque nella squadra, nelle sue capacità di reagire alle giravolte maligne della ruota della sorte, provare a vivere alla giornata, convinti che – fosse pure per la sola cabala – prima o poi tornerà a sorgere il sole. Sarà…Tutto davanti ai nostri occhi sembra ruotare sempre attorno alla proprietà, al suo arroccarsi nel fortino di Trigoria, nell’aggrapparsi alla Roma come un naufrago a un tronco, a una fune, a qualsiasi cosa riesca a galleggiare. Ieri, giovedì 12 novembre, tra gnocchi (pochi) e cattivi pensieri (tanti), un’altra giornata è scivolata via. Fitta di sussurri, più che di fatti concreti.
 Di concreto, all’orizzonte del cambiamento di rotta che tanti invocano, c’è essenzialmente la figura di Francesco Angelini. Il re dei farmaci ha chiuso il cerchio dei conti. Con l’advisor Kpmg ha esaurito la ricognizione del pianeta Roma. Ha pronta l’offerta, che non può non partire da un calcolo inequivocabile (le 132.523.296 azioni del club valgono al momento sui 105 milioni di euro, il 67 per cento di proprietà dei Sensi poco meno di 70,5 milioni); ha pronti i soci (uno impegnato nel settore costruzioni); ha pronto un progetto di rifondazione della struttura e di rilancio del club in ogni settore. Fa, insomma, quello che dovrebbe fare qualsiasi aspirante proprietario: i conti, appunto, e i piani di investimento. Offerte nero su bianco non ne avrebbe presentate a Unicredit, che lo guarda peraltro con fiducia, né tanto meno ai Sensi, dai quali è separato da un muro di antipatia che non basteranno vent’anni a far crollare. Angelini, semplicemente, aspetta. Se la banca stringe il cappio dei decreti ingiuntivi e dei pignoramenti, lui fa un passo avanti: 200 milioni l’investimento previsto, tra quota ai proprietari e Opa sul 33 per cento distribuito sul mercato. Duecento milioni che possono diventare 220 o 240, ma i soldi sono quelli.
 Soldi che ai proprietari ovviamente non bastano, ammesso ci sia cifra per comprare quello che – nelle loro teste – non è mai stato in vendita. Ieri, per la famiglia che governa la Roma da sedici anni è stato giorno di Cda, quello della Roma. Si è parlato di Totti, pare, e di un contratto da troppo simile al progetto stadio: un sogno. Ma almeno questo, vedrete, prima o pioi si avvererà: dove va, questa Roma, senza il suo capitano?
 Alla riunione del consiglio d’amministrazione romanista era assente l’avvocato Cappelli (che si è dimesso dal gran consiglio di Italpetroli, rammentiamo, non da quello del club giallorosso): ancora una volta è stato raggiunto con il minimo preavviso, soltanto ventiquattr’ore, dalla convocazione dell’assise. Ormai, si sa, tra l’uomo di Profumo e i Sensi siamo ai piatti in faccia. Non sono volati piatti, invece, tra i Sensi e Unicredit. L’incontro tra legali che era stato ipotizzato per ieri è slittato a data da destinarsi. Prima, i rappresentanti delle due parti (Gambino e Vaccarella per Italpetroli, Carbonetti e Di Gravio per l’istituto di credito) cercheranno di trovare un complicatissimo punto d’incontro. La banca rivuole i quattrini e ha da tempo lanciato il non meno complicato iter giudiziario per mettere le mani sui gioielli della famiglia Sensi. Questa ha opposto ricorso alle ingiunzioni e ai pignoramenti, chiedendo un arbitrato. Il timore dei proprietari, ben al di là del rischio del totale disfacimento del loro patrimonio, è perdere la Roma. Ed è, quindi, il pignoramento di Roma 2000, la società che controlla il loro unico vero gioiello, vale a dire il club giallorosso: se mai passasse un provvedimento del genere, pure in cima a mille resistenze, la banca si ritroverebbe l’osso tra i denti e, a quel punto, ci metterebbe un giorno a vendere. Con ogni probabilità ad Angelini.
 Per questo i proprietari si sono da un pezzo rivolti a Mediobanca, che ha alzato una barriera protettiva nei confronti dei creditori. A cercare di prendere tempo, in attesa della legge sugli stadi (ma perché la Juve non ha avuto bisogno di aspettarla, per farsi il suo?) o di chissà quale miracolo, è ovviamente Geronzi. Un altro dei tanti sdoganatissimi ex nemici di Franco Sensi, anche lui accolto oggi a Villa Pacelli con gli onori che si devono a un ospite di riguardo. E’ stato soprattutto lui, all’ombra di potenti sponsor politici, a muovere le fila dell’operazione-salvataggio (dei Sensi, sia chiaro). Ma pare che anche all’interno di Mediobanca, sotto le pressioni di Unicredit e degli altri istituti che vantano crediti nei confronti di Italpetroli, non ci sia uniformità di vedute su questa protezione costi-quello-che-costi. Lo stesso Geronzi lo avrebbe fatto intuire ai Sensi: posso garantire tempi lunghi, ossigeno, speranze. Non miracoli. Maledetto giovedì 12, maledetto venerdì 13. Ma ’a nuttata passerà, vedrete".

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3 commenti su “L’editoriale del Romanista: il racconto della giornata di ieri”

  1. Vorrei dire a Gianfilippo per rispondere ad un altra notizia precedente che Angelini non potrà mai dire di aver presentato offerte ufficiali prima di lanciare un’opa. Ci sono sanzioni pesanti in caso di mancata comunicazione al mercato. Mi sembra invece che si sia esposto ancora di più rispetto a prima con un comunicato del suo gruppo. La notizia è molti importante ma non si può pretendere che una notizia “amichevole” venga poi ufficializzata senza rispettare le regole della finanza. Probabilmente il romanista se ha fatto quelle cifre non se l’è sognate.
    FORZA ROMA

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  2. OK ! Tante belle parole, ma dove sta scritto che ha formulato un offerta?
    è sempre il solito vomitare su questa società , pessima si , ma che rimane l’unica cosa concreta fin ora.

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