Probabilmente una Roma così non si era mai vista. 23 giocatori utilizzati alla 7a giornata di campionato, oltre una vittoria ed un pareggio in Champions League (lo stesso bilancio della Juventus, che ha 7 vittorie, un pareggio ed una sconfitta, nda). Rudi Garcia è entusiasta della sua rosa, composta da uomini veri e da calciatori di altissimo livello. Facendo giocare 23 giocatori diversi, spesso cambiando la coppia difensiva ed attacco, con il centrocampo costretto ad una scelta a causa dei numerosi infortuni, il risultato non è praticamente mai cambiato. In difesa gioca Mapou, Astori o Manolas? Non cambia niente. E manca Castàn. Sulle fasce la Roma ha vinto con Cole, con Holebas, con Maicon e con Torosidis. In difesa, in condizioni normali, Garcia può scegliere fra Maicon, Torosidis, Holebas, Cole e Balzaretti è assente da tempo; fra Astori, Castàn. Manolas e Mapou: tutti titolari, praticamente, tutti reduci da prestazioni eccellenti. A centrocampo? Garcia sarà obbligato a scegliere fra De Rossi, Pjanic, Nainggolan, Keita, Strootman, Uçan, Paredes, Emanuelson ed a gennaio, molto probabilmente, Rabiot. I primi 5 sono da febbre alta. Il discorso non cambia in attacco, anzi: Totti, Destro, Ljajic, Iturbe, Gervinho, Florenzi ed anche il giovane Sanabria. Praticamente tutti in gol. Hanno segnato tutti quanti. Una rosa lunga e forte, con tantissimi “titolari”.
Nessun altro allenatore in Serie A, per rimanere nelle mura del nostro paese, ha una rosa di questo livello. Neanche la Juventus di Max Allegri: in difesa ha i titolarissimi Chiellini, Barzagli e Bonucci, ma da tempo le riserve dimostrano di essere inadeguate, parlando di Caceres ed Ogbonna. Sulle fasce: Lichtsteiner, Asamoah ed Evra. A centrocampo quest’anno Marotta ha allungato la coperta: Vidal, Pirlo, Marchisio, Pogba, Pereyra, Padoin e Romulo. In attacco Allegri può contare sui titolarissimi Llorente e Tevez, con in panchina Morata, Giovinco ed il giovanissimo Coman. 18 giocatori, ma molti meno “titolari” della Roma, ignorando la differenza di qualità, che è oggettiva, fra gli elementi delle due rose, soprattutto fra le panchine.
Il lavoro di Sabatini ed il suo staff, quest’anno, è estremamente difficile da spiegare a parole. I complimenti sono finiti. Ora dovrà parlare il campo. Come piace alla Roma.
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