Si parla spessissimo, ormai, di tifosi “economisti”, sempre pronti a fare i conti in tasca alla società, spesso con risultati scarsi, anche e soprattutto perché i “conti” sono materia di Fenucci e di chi, come lui, è abituato a gestire società calcistiche, strutture estremamente complesse da ogni punto di vista. Per fare chiarezza in tal senso, abbiamo pensato d’intervistare Diego Tarì, tra i fondatori del sito “Tifoso Bilanciato“, spesso visitato dai tifosi dei club italiani per cercare di capire la situazione economica delle proprie squadre. Ecco l’intervista, molto lontana da toni e termini “complicati”:
Iniziamo parlando di voi: chi siete e cosa fate?
“Siamo un sito amatoriale, nato nel gennaio 2012 per portare un contributo alla discussione sugli aspetti economici e finanziari del calcio. Però ci piace sempre dire che siamo un sito di tifosi, perché poi ciascuno di noi vive la propria passione esattamente come tutti gli altri, fra cori allo stadio e discussioni sui fuorigioco!
Ci eravamo prefissi due obiettivi principali: (i) mettere sempre a disposizione di tutti le fonti sulla base delle quali facciamo i nostri ragionamenti (ed infatti sul sito si possono scaricare liberamente i bilanci delle squadre ed i documenti che commentiamo o dai quali prendiamo spunto); (ii) scrivere in maniera comprensibile anche per il tifoso che non abbia una preparazione tecnica.
Pian piano si sono aggiunti altri writer, ciascuno appassionato di specifici aspetti, che contribuiscono ad affrontare gli argomenti che ci interessano. La cosa che ci fa più piacere è che abbiamo ragazzi che tifano per squadre diverse e spesso in lotta fra loro ma che poi, quando si tratta di scrivere su Tifoso Bilanciato, riescono ad essere obiettivi e talvolta anche molto critici nell’analizzare i dati“.
Passiamo alla Roma: il club Giallorosso è quello che più ha speso sul mercato. Potreste presentarci un’analisi delle operazioni in entrata del club Giallorosso, da Uçan ad Iturbe, passando per Sanabria?
“Effettivamente con i suoi quasi 42 milioni di euro di acquisti, la Roma è per il momento la società di Serie A che ha speso maggiormente sul mercato: Iturbe (22 milioni), Uçan (4,75) e Sanabria (4,9) i valori più elevati, senza però dimenticare che l’operazione Nainggolan – chiusa a gennaio – prevede un costo di 6 milioni per l’acquisto a titolo definitivo.
Queste operazioni porteranno un maggior costo di circa 39,6 milioni sul bilancio 2014/15 della Roma, perché oltre agli ammortamenti dei cartellini, occorre considerare anche il costo dell’ingaggio.
Per capire meglio come si arriva alle cifre ricordiamoci che:
• quando viene acquistato un calciatore non viene portata a costo l’intera cifra, ma solo una quota di ammortamento data da cartellino/anni contratto (quindi Iturbe, costato 22 mln e con contratto di 5 anni, peserà per 4,4 mln di euro all’anno per 5 anni);
• quando leggiamo le cifre dell’ingaggio concordato con i calciatori, queste sono da intendersi nette. Per ottenere il costo per la squadra (che comprende le tasse e gli oneri sociali, come per un dipendente normale) occorre moltiplicare l’ingaggio netto per 1,8.
Nell’elenco degli acquisti sono compresi anche calciatori, come ad esempio Borriello, che probabilmente ad inizio campionato non faranno parte della rosa della Roma. Bisognerà però vedere che beneficio netto avrà la squadra, perché spesso questi calciatori vengono ceduti in prestito gratuito e con una partecipazione anche importante al costo dell’ingaggio, quindi non è ad oggi possibile valutare di quanto verrà “sgravato” il conto economico della Società”.
Capitolo cessioni: fuori Dodò in un’operazione magistrale, fuori D’Alessandro ed anche José Angel, con Borriello in uscita a costo zero. Quanto guadagna la Roma e quanto risparmia sugli ingaggi?
“Diversamente dal passato, ed in particolar modo dalla scorsa estate, il mercato in uscita della Roma è per il momento meno ricco. Per il momento ha portato poco più di 3,5 mln di plusvalenze nette e 11,8 mln di risparmi sul fronte degli ingaggi.
Per quanto riguarda Borriello, che con i suoi 7,4 milioni di ingaggio lordo è certamente uno dei calciatori più cari della rosa attuale della Roma, occorrerà come detto vedere la modalità attraverso la quale sarà ceduto e, soprattutto, quanta parte di questo costo andrà a carico della squadra per la quale giocherà“.
Il bilancio, in sostanza, qual è? La Roma ha davvero la necessità di vendere Benatia per mettere apposto il bilancio?
“La strategia della Roma di quest’anno è molto diversa da quella del recente passato.
Il Club, infatti, ha uno storico deficit strutturale fra ricavi e costi di gestione che lo portano, prima della cosiddetta “Gestione del parco calciatori” (fatta di plus/minusvalenze, ricavi/costi da prestiti, ammortamenti) ad aver accumulato oltre 50 milioni di euro di perdite fra il 2010 ed il 2013 (scorso bilancio).
Questo disequilibrio, che da un punto di vista strutturale è abbastanza comune a buona parte della Serie A, nasce da una scarsa diversificazione dei ricavi (che dipendono per oltre il 54% da quelli televisivi) e da costi del personale (stipendi ed ammortamenti) che da soli si “mangiano” quasi tutti i ricavi.
Fino al 2012 la Roma non è mai riuscita ad utilizzare la leva del calciomercato per ottenere dei benefici sul bilancio. Nel bilancio della stagione appena conclusa (2013/14), grazie alle operazioni dell’estate 2013, Sabatini è riuscito ad accumulare un tesoretto di oltre 47,9 milioni di plusvalenze nette che alla fine porteranno un beneficio di circa 16,5 mln alla Roma.
Tutto questo, però, non impedisce che il Club giallorosso preveda una chiusura dell’esercizio nuovamente in rosso. L’ultimo dato disponibile, ovvero sia la Relazione che copre i primi nove mesi della scorsa stagione (quindi dal 1° luglio 2013 al 31 marzo 2014) dava una previsione di perdita per ulteriori 16,6 milioni, valore che è destinato a crescere ulteriormente.
Veniamo adesso alla domanda: la Roma ha necessità di vendere Benatia per ragioni di bilancio?
Intanto dobbiamo ricordarci che la vendita avverrebbe dopo il 30 giugno e non avrebbe effetto sul bilancio appena chiuso, che quindi porterà ad un ulteriore perdita (possiamo immaginare che la stessa sia fra i 20 ed i 25 milioni di euro). Nonostante ciò, crediamo proprio che la risposta sia positiva.
Questo soprattutto alla luce della partecipazione della Roma alla prossima CL, che comporterà il suo essere soggetta alle verifiche da parte della UEFA in tema di rispetto del Regolamento su Fair Play Finanziario.
Attualmente la Società non rispetta due parametri importanti (perdite del triennio superiori ai 45 mln e Patrimonio Netto negativo) e quindi attualmente a rischio di sanzioni, anche di natura economica.
L’unico modo per intercettare una maggiore benevolenza da parte della UEFA (che ha già dimostrato quest’anno con PSG, Manchester City ed altri di non voler applicare inizialmente il regolamento alla lettera, ma di essere disponibile ad “accompagnare” le squadre nei primi anni) e mitigare gli impatti delle possibili sanzioni è quello di dimostrare che l’approccio è cambiato, ovverosia che il Club ha iniziato un percorso virtuoso che lo porterà nella direzione giusta.
In questo senso, la Roma ha per il momento accumulato, rispetto alla stagione passata già chiusa in perdita, un ulteriore peso a bilancio di circa 22,7 milioni (dato dalla differenza fra l’impatto dei calciatori arrivati e quelli in uscita). Unito ai 20/25 mln di perdita “strutturale” questo vorrebbe dire che l’anno inizia da un deficit di 50 milioni.
Nel 2014/14 la Società potrà però partecipare alla Champions League. La fase a gironi garantirà maggiori introiti per circa 30 milioni di euro (fra premi UEFA, incassi per le partite, sponsorizzazioni ad hoc), quindi per poter chiudere il bilancio in pareggio…occorre trovare plusvalenze nette per altri 20 milioni.
In ogni caso la Roma deve far crescere gli altri ricavi, in particolare quelli derivanti da sponsor e di natura commerciale. Non è un caso che da quando è iniziata la gestione “americana” il Club si sia distinto per parecchie iniziative in tal senso: basti pensare all’accordo con Disney, alle ormai regolari tournèe fuori Europa, all’utilizzo in chiave più estesa dei social network.
La strada, però, è ancora lunga e certamente i risultati sportivi potranno incidere in maniera importante nel rendere la Roma più “attraente” per possibili investitori commerciali“.
In Italia il trend si è invertito: sono in rosso Lazio, Juventus ed il Napoli. Com’è la situazione del calcio italiano?
“Non abbiamo ancora i dati della stagione in corso, però è ragionevole pensare che nel 2014/15 Udinese, Napoli e probabilmente anche la Lazio chiudano il loro esercizio in utile. Per le prime due contano molto i proventi del calciomercato, la Lazio invece ha storicamente alternato esercizi in utile con altri in perdita, però di lieve entità: abbiamo poi anche in questo caso i risultati al 31 marzo che parlano di un risultato positivo per 821mila euro.
Mentre però l’Udinese non dovrebbe avere problemi di sorta anche in futuro (il suo modello fatto di costi “ragionati” e di regolari proventi da calciomercato dovrebbe consentirle di avere quasi sempre dei risultati di bilancio positivi), il Napoli con la stagione 2014/15 entra nel novero delle squadre che se non riescono ad agganciare il treno della Champions League devono intervenire sul calciomercato in uscita per generare plusvalenze nette tali da compensare i costi di gestione ordinaria (stipendi, spese generali ed ammortamenti) che hanno ormai superato i ricavi ordinari.
Più in generale il problema della Serie A non è molto diverso dal problema delle altre competizioni europee: il costo del personale è sempre troppo elevato rispetto ai ricavi standard e questi ultimi sono troppo concentrati sui proventi che derivano dai diritti televisivi. Non a caso molte squadre hanno iniziato a “liberarsi” dei calciatori con ingaggi più elevati, chiaramente anche a scapito della qualità della nostra competizione, cercando così di raggiungere una sorta di equilibrio fra ricavi e costi.
Le soluzioni ventilate sembrano tutte essere rivolte ad un maggior sfruttamento dello stadio. Che è sicuramente una componente importante per poter crescere, ma è meno determinante di quanto non si voglia far credere, specialmente laddove si parla di quadre medie.
L’argomento meriterebbe un approfondimento maggiore (ed infatti stiamo preparando su Tifoso Bilanciato una sorpresa, che speriamo di poter “impacchettare” fra settembre ed ottobre) ma l’aspetto che ci preme sottolineare è che l’entrata in funzione di un nuovo stadio non è indolore per i tifosi: tutte le esperienze europee (ma non solo), con la sola eccezione della Bundesliga che ha una strategia diversa, hanno visto un incremento medio del 40% del costo di biglietti ed abbonamenti nei primi due anni dall’entrata in funzione del nuovo impianto. Come dire: dei maggiori ricavi, una parte importante ce la devono mettere i tifosi“.
Ringraziamo Diego ed i ragazzi di “Tifoso Bilanciato”.
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