(NEWS AS ROMA, FABIO MACCHERONI PER LEGGO) – Fosse possibile misurare la vergogna, probabilmente la telenovela trigoriana potrebbe ottenere una citazione nel Guinness World Records, il libro dei primati più stravaganti. Ma, esistesse una sorta di vergognometro, avrebbe potuto resistere senza esplodere all’estate della coppia Sensi-Spalletti? Per resistere avrebbe dovuto essere dotato della forza di sopportazione della tifoseria giallorossa, ormai più “gonfia” di un punching-ball. Luciano Spalletti è comunque l’elemento più deludente, perché la presidentina non ci ha mai delusi, ha sempre mantenuto il suo standard. Il tecnico, invece, fino a un anno e mezzo fa, vestiva color porpora come gli imperatori. Poi? Il Chelsea, l’onnipotenza, la pretesa di camminare sull’acqua. Ora mette in campo la squadra in maniera scriteriata, non gode di buoni rapporti con giocatori, dirigenti e, ormai, neppure con buona parte dei tifosi. Sta gettando alle ortiche i ricordi di stagioni importanti che ne hanno elevato la quotazione, ma non si dimette, non se ne va. Accusa i giocatori di “tacchi e punte”, di banalità: ma lui che resta nonostante tutto, è forse meno banale? Che delusione. Rosella Sensi, come detto, non sorprende. Non è mai stata in grado di gestire l’eredità del padre, non ha alcuna esperienza e, l’unico punto a suo favore, è che parla poco. Altrimenti viene fuori con frasi tipo: «Zero punti in due partite sono pochi» o, a fine estate: «per il mercato c’è tempo fino alle 19 di domani». Stendiamo un pietosissimo velo sui risultati ottenuti in questo tremebondo lasso di tempo (visto che pesca?), perché questo è un dettaglio. Il problema è la sua gestione. Più fallimentare di un fallimento. E’ un’agonia annunciata. Senza programmi, senza futuro, senza risultati, senza società, senza allenatore, con qualche buon giocatore ma senza squadra: e questo è un miracolo che può riuscire soltanto a un presidente come la dottoressa Sensi. Che resta, non se ne va. Se ne andrà prima la Roma?