(ANSA) – Piero Grasso, procuratore nazionale antimafia, ha parlato dell’allarme lanciato nei giorni scorsi dall’Ocse, l’organizzazione che cura la cooperazione e lo sviluppo economico dei paesi occidentali, sul pericolo di infiltrazioni criminali nel calcio.
"Per evitare il pericolo di essere strangolato dal potere della criminalità, evidentemente interessata al potere sociale che genera ed alla possibilità di ripulire denaro, il calcio deve apprezzare e fare sue posizioni come quella presa recentemente da Mediobanca nella vicenda Roma. Occorre sapere da dove arrivano i soldi di chi entra nel sistema. Bisogna evitare che i capitali sporchi inquinino il mercato, perchè non c’è dubbio che il denaro a costo zero butta fuori il denaro che chiede interessi. Fa bene, fa benissimo Mediobanca a pretendere garanzie: a maggior ragione occorre massima trasparenza laddove ci sono di mezzo gli azionisti. Del resto in Italia abbiamo esempi lampanti senza bisogno di far ricorso alla mafia: la Parmalat, oppure i bond stranieri o le forme di economia virtuale che appunto hanno creato l’attuale crisi economica. Questo significa che bisogna guardarsi dagli avventurieri, dai finanzieri e quindi anche dai mafiosi, da tutti coloro che creano denaro dal nulla. Ripeto: la mafia, almeno un certo tipo di mafia, diciamo quella siciliana (o i casalesi che molto si avvicinano a questo tipo di manifestazione criminale, così come la ‘ndrangheta) investe molto nell’imprenditoria. Molti dei proventi illeciti poi vengono trasferiti nell’economia locale con la faccia pulita. Il rimedio è la tracciabilità? Non si devono mai accettare capitali di cui non si conosce la provenienza. Perchè un privato, un Moratti ad esempio, rischia personalmente o sul piano familiare: lui sa che rischia sulla sua persona e si prende le responsabilità conseguenti. Ma una società come la Roma che ha una situazione particolare, con le banche che l’hanno salvata… È un imperativo categorico conoscere chi mette i soldi".