Sabatini, “Roma da Champions. La Roma è ancora giovane, ma abbiamo cambiato obiettivi perché la Roma sia dei romanisti”

MERCATO
Se ho avuto difficoltà durante il mercato? Non è stato facile lavorare, perché è venuto dopo il 26 maggio: la dimensione psicologica era compromessa e in fretta abbiamo dovuto raccogliere quello che restava di noi per cercare di ripartire. Ci sono state molte difficoltà, è vero, ma la sessione si è conclusa in maniera soddisfacente. Siamo sicuri di aver costruito una squadra competitiva. Devo continuare a dirlo, come ho fatto anche le scorse stagioni. Quest’anno, accogliendo le osservazioni di molti addetti ai lavori, ho fatto scelte diverse rispetto a quelle che sarebbero state fatte in altre circostanze.

LAMELA
Il calcio ormai è dinamico, perché tuti i giorni propone sollecitazioni o circostanze che non si possono prevedere. Abbiamo fatto le nostre riflessioni costantemente e non pensavamo, all’inizio, di poter vendere Lamela. Nel tempo, però, intervenuti nuovi fattori che non dipendevano da noi, abbiamo preso in considerazione questa eventualità, non certo a cuor leggero. Cedere Erik ci ha portato a un minimo di sofferenza, ampiamente condivisa in Società. Abbiamo capito, però, che era cambiato lo scenario intorno a lui, soprattutto a causa di un intervento esterno fatto da una società che gli ha fatto una offerta ragguardevole e articolata che noi non avremmo mai potuto pareggiare, pari a 3,5 milioni a stagione, assieme a una grassa commissione per il padre del giocatore. Era difficile rinegoziare un contratto a quelle condizioni, perché lo stato d’animo del giocatore si era inevitabilmente modificato. Lui non era contento e nel lavoro ha mostrato uno stato di disagio. Erik è un bravo ragazzo, attratto dal calcio, ma la cosa l’ha sofferta perché le persone accanto a lui lo hanno spinto a proporre una negoziazione alla Roma verso le cifre faraoniche. Quando questo è accaduto ho parlato con Erik, proponendogli lo scenario. Lo vedevo spento e credevo di non poterlo più recuperare. Ho quindi pensato di cederlo. Nessun giocatore infelice scende in campo con la testa giusta per vincere. Questa è stata la causa scatenante dell’operazione che abbiamo fatto e non nascondo il dolore e il fastidio provati in quei giorni. Contestualmente alla vendita di Erik ci è giunta notizia della possibilità di prendere un calciatore importante e siamo andati avanti: è così arrivato Ljajic. Il calcio è questo: è di tutti, chiunque può con una sola parola cambiare lo scenario. Se non ci fosse stato Baldini al Tottenham? Forse avremmo venduto Erik a qualcun altro, ma non dimentichiamo che il presidente della società londinese lo voleva e forse Franco ha solo facilitate le cose. Ripeto: se avessimo venduto Lamela 40 giorni prima avremmo portato a casa più soldi. Se c’è una clausola su Ljajic? C’è ed è alta. Non è da 15 milioni. Sarà difficile da attaccare. C’è un incremento forte di queste soluzioni nei nuovi contratti, per riuscire a tenere i salari bassi. Fa parte della nuova dialettica del calcio.

LIVELLO
Se il gruppo è più forte dello scorso anno? Questa è un Roma forte, molto diversa rispetto a quella della scorsa stagione, quando avevamo pensato che solo il talento bastasse per imprimere una strada, un percorso brillante da fare insieme. Abbiamo dovuto, con molta attenzione, guardare al fatto che non avevamo ancora concretizzato niente di importante e che la squadra messa come era non avrebbe potuto creare un risultato consono alle aspettative dei tifosi.

ETÀ MEDIA
Io non ravviso nelle scelte fatte quest’anno una dismissione rispetto alle idee di quando sono arrivato qua. Abbiamo giocatori esperti come De Sanctis e Maicon, ma sono anche arrivati ragazzi dell’87 come Gervinho e Benatia e del ‘90-‘91, come Strootman e Ljajic. Non c’è stata una scelta diversa, siamo ancora noi: abbiamo giocatori giovani come Destro, Florenzi o Romagnoli. Non la vedo come una totale distruzione di quello che abbiamo fatto in questi anni. Abbiamo solo cercato di innestare nella squadra caratteristiche precise che attengono alla personalità, al carisma, alla forza di imporsi e di vincere le partite, senza trascurare la qualità tecnica. Credo che questo mix stia creando una diversa dinamica interna. C’è una relazione forte tra i nuovi e i vecchi e questo giova molto al gruppo. Prendendo Maicon come esempio, lo sappiamo che uno come lui incute timore agli avversari e ai compagni. Volevamo gente più presente e più abituata a vincere. E in questo caso direi che ci siamo riusciti perché usufruiranno di questa scelta i calciatori che hanno bisogno di sentirsi protetti: e ne abbiamo molti.

BALDINI
Il fatto che il Tottenham abbia preso alcuni giocatori che la Roma aveva selezionato non è un ratto: Franco si è comportato molto bene, sapeva di alcune trattative in corso e si è inserito solo su quelle che la Roma gli ha permesso di entrare. Siamo stati leali entrambi. Senza di lui mi sento molto libero nel lavoro: è un grande amico col quale ho condiviso diverse decisioni e ne ho anche sopportate, così come ha fatto lui con me. Io mi sento libero solo quando sono solo. E anche con una distanza ragguardevole di sicurezza rispetto alle persone che mi girano attorno. Amo avere sempre una via di fuga. Il problema non è il Baldini essere umano, ma sono io a star bene da solo. Lui gode anche della mia assenza, ve lo assicuro: lo ho trovato rigenerato a Londra (ride, ndr).

CESSIONI
La Roma non ha venduto il futuro, qui a Trigoria abbiamo un grande patrimonio. Con Strootman, per esempio, abbiamo fatto un investimento potente. Ometto Dodò, perché su lui forse ci credo solo io. E credo che alla fine della stagione celebreremo anche Destro: ha un problema, è vero, ma sarà in grado di tornare in campo. Il valore di Mattia c’è, l’anno scorso ha fatto 11 gol e questo è un bottino da grande calciatore. Qualcuno ha messo foto di discutibile gusto su di lui, ma quando io avrò recuperato il buon umore mi spiegherete come mai un bravo ragazzo si deve trovare in una pagina di un giornale nazionale questi articoli. Che senso ha? Destro è un nostro giocatore. Magari non sarà il fenomeno che io penso sia, ma è pur sempre un giocatore da Roma e soffre molto a causa della sua inattività: sta lavorando 10 ore al giorno per continuare sui livelli che gli competono.

GARCIA
Garcia non è una mia rivincita, è una mia scelta: presa serenamente, dopo aver scandagliato il mercato allenatori in ogni lato. Ho trovato questa persona che conoscevo dal punto di vista tecnico, ma non da quello personale. Ho scoperto un uomo che ha ritmo nel fare le cose, ha idee, attenzione e sensibilità per portare avanti le sue convinzioni, senza invadere il terreno altrui. I primi tempi gli ho chiesto che rapporto era solito avere con la squadra: lui mi ha guardato con gli occhi sbarrati, dicendomi “io amo la mia squadra”. Non c’era niente di patetico, sentimentale o retorico. Un grane allenatore deve avere un sentimento simile per riuscire a proteggere, aiutare e capire i suoi uomini. Solo dopo ho capito, vedendolo al lavoro. Lo fa seguendo i ragazzi in tutto e per tutto, li allena bene, conosce ogni problema, anche i più marginali. Segue i ragazzi con un’attenzione eccessiva, sa quello che fare e dire, quanti soldi gli deve togliere se sbagliano. Quali giochi costruire perché si alimenti la competitività interna. Sa come parlare con i ragazzi e li sta portando a consolidare una idea: di squadra che dovrà fare delle belle cose. Garcia è molto bravo.

OBIETTIVI
Qui sono costretto a dire una cosa che mi condannerà: penso che la squadra abbia risorse tecniche e psicologiche per gareggiare nelle prime posizioni. Penso che la Roma debba perseguire una idea chiamata Champions League. Non lo dico per le due partite giocate e vinte finora, ma lo dico perché vedo i calciatori e conosco come sono cambiate le dinamiche interne. Senza offendere nessuno, io so che se nello spogliatoio rientra alterato un giocatore come Maicon, non è la stessa cosa di altri calciatori che avevamo in passato: l’effetto è diverso. Faccio un altro esempio: Strootman ha già un gran ruolo importante nella nazionale olandese. Evidentemente un ragazzo così quando sta zitto sa che l’assenza di parole costituisce un messaggio chiaro per i compagni. Kevin ha le sue certezze e sa dove deve essere e come legare i reparti del campo. Essendo cambiate diverse cose mi permetto di dire che questa sarà una squadra che potrà gareggiare per la Champions League.

CONTRATTO
Io ho sempre rinnovato il contratto di anno in anno, perché mi pare una cosa normale ed equa. Si lavora un anno, le aziende fanno le loro considerazioni e se l’operato non è adeguato ci si libera senza problemi. Mi porto avanti il contratto fino al 30 giugno con tutte le mie energie e risorse e poi l’azienda sceglierà con molta serenità. Ho rinnovato prima della finale di Coppa Italia, sì, ma l’ho fatto quando mi è stato sottoposto, senza valutare o meno la convenienza. Forse non sarebbe cambiato nulla se lo avessi firmato dopo il 26 maggio.

BORRIELLO
Io considero Borriello un ottimo calciatore che può giocare nella Roma. Il problema di Marco è che lui voleva cercare fortuna al Genoa che gli garantiva la maglia, cosa che la Roma non può fare. Poi si è instaurata la possibilità di fare un giro di calciatori tra squadre diverse. Abbiamo provato a lavorarci, volendo portare Quagliarella alla Roma, ma la pista si è freddata e non è successo niente. Se la Roma è incompleta? Non credo. Avete notato che l’allenatore gioca con tre punte mobili. Tra i nostri attaccanti ci sono buone soluzioni, compreso Marco che ci può dare un contributo importante. Lui voleva giocare per conquistare il Mondiale, ma siamo contenti che sia restato. Sa giocare a calcio, meriterebbe di scendere in campo con maggiore continuità, ma non riesce a trovarsi una giusta dimensione qui, per diversi motivi. Adesso si sta attivando con grande impegno. Non ultima la cosa che ci ha proposto di spalmare l’ingaggio per essere più sereno con la piazza.

REAZIONI
La mia reazione al gol di De Rossi al Livorno? Quando Daniele ha fatto quel tipo di gol mi sono detto “dio del calcio, per fortuna è tornato!”. Per questo mi sono messo la mano sulla fronte. È il mio modo di fare. Il calcio lo sento, lo vivo in questo modo.

PASSATO
Prima del 26 maggio c’era stata una buona reazione con Andreazzoli, ma poi la sconfitta ci ha fatto capire che ci voleva esperienza, per caratura e qualità fosse pronta ad affrontare quel genere di partite e così abbiamo optato per queste scelte. In altre situazioni, probabilmente, al posto di Maicon, per quello che pensavo io, nel romantico periodo dell’utopia avrei preso Wallace. Per fortuna ho fatto così, però, ho preso Maicon: con lui abbiamo fatto un patto d’onore, per fargli spendere tutto l’impegno possibile con la Roma in questa stagione.

SCELTE
Io sono totalmente convinto della mia Roma. Nessuno mi ha obbligato a vendere. Ho detto che io non avrei preso Maicon se non avessimo perso il derby, certo. Quella vittoria ci avrebbe dato la forza per continuare a rischiare qualcosa dal punto di vista tecnico. Dopo il 26 maggio, quindi, ci siamo detti: per far sì che questa sia la Roma dei romanisti dobbiamo cambiare qualcosa. E abbiamo fatto queste scelte. Ormai incombe un calcio diverso. Sono cambiate situazioni in questo sport. Abbiamo iniziato pensando a un gruppo di allenatori che abbiamo sentito, tra cui Allegri, per poi arrivare a Garcia. È una scelta che siamo contenti di aver fatto. Lui ha dimostrato di poter essere l’allenatore della Roma.

OSVALDO
Con Dani ci eravamo assicurati un calciatore di qualità straordinarie, che non ha mai trovato una sua quiete o una sua armonia: con se stesso e con l’ambiente. Mi dispiace che le cose siano degenerate. Secondo me c’erano tutti i presupposti per far scattare il giusto feeling tra lui e il nostro pubblico. Osvaldo non ha mai fatto cose molto gravi, ma è stato recidivo. Era sempre lui a farle, purtroppo. Si è messo dentro in un tunnel dal quale non usciva più, ma noi sappiamo che è un ragazzo in gamba. Che fosse un calciatore con grandi colpi lo abbiamo visto tutti: ha fatto 28 gol in 56 partite e speriamo che faccia altrettanto bene anche nel Southampton, perché abbiamo qualche bonus da riscuotere.

CESSIONI
Se sarà sempre così? No, lo sarà in alcune circostanze. Questa era una circostanza da affrontare così. La Roma non è una società venditrice: noi lavoreremo sempre con un obiettivo, che è quello di rendere la squadra competitiva. Quello del monte salari è un problema che esiste.

Photo Credits | Getty Images

Condividi l'articolo: