Il Messaggero – La negoziazione per la cessione della Roma tra la famiglia Sensi e il gruppo Fioranelli-Flick non riparte. Ormai dallo scorso fine settimana, dopo le rispettive prese di posizione ufficiali. Ci riferiamo al comunicato di Italpetroli di venerdì al quale ha fatto seguito la lettera dei possibili acquirenti stranieri. Se nel primo, confermando l’interesse di quest’ultimi e svelando l’identità di chi li rappresenta (Fioranelli, appunto), si richiedeva la chiara evidenza che i soggetti coinvolti dispongano di mezzi finanziari idonei, nella seconda si ribadiva l’intenzione di proseguire lla trattativa e la disponibilità
a fornire le garanzie richieste. Insomma, dopo il vertice di mercoledì scorso, nel quale i legali della famiglia Sensi e quelli del gruppo Fioranelli-Flick si sono scambiati dati e termini essenziali, i tempi si sono scontatamente allungati. Hanno preso tempo sia la proprietà del club giallorosso che il suo interlocutore. Quest’ultimo per preparare un incontro che, a questo punto, dovrà per forza essere decisivo; Rosella Sensi per pensare, in caso di mancato accordo, alla Roma che verrà, alla prossima stagione ancora da programmare. Cominciando con l’annuncio dei rinnovi di contratto di Aquilani, Juan e Vucinic. Mancano ancora diversi passaggi, però, per arrivare alla riunione del dentro o fuori. Fioranelli, rientrato ieri sera a Roma dopo un summit con i suoi collaboratori (probabilmente in Toscana), ancora si deve presentare in Consob. Ogni giorno è buono. Chissà se poi si farà vivo anche con Unicredit o se ci penseranno direttamente i suoi cinque avvocati. Perché la Banca, come ha spiegato il vice amministratore delegato Paolo Fiorentino a Il Messaggero, non ha mai visto Fioranelli. Cioè non lo conosce. Il nodo è proprio rappresentato da Unicredit che non si inserisce spontaneamente nella trattativa. Che per la Banca è come se non esistesse. Dunque Unicredit, non avendo la possibilità di verificare direttamente, non può fidarsi a priori e proprio per questo non si intromette andando a forzare la vendita a Italpetroli, nonostante la stessa compagnia sia esposta per 280 milioni. C’è un motivo dietro alla scelta di Fioranelli di ignorare Unicredit, evitando di ascoltare il suggerimento di chi, da qualche settimana, lo spinge a presentarsi. A svelarsi in prima persona. A quanto pare esiste una clausola contrattuale che vieta a quei soggetti che manifestano interesse per l’acquisto della società giallorossa, di andare a parlare anche con la Banca. Clausola pretesa dalla famiglia Sensi anche durante la lunga negoziazione con Soros. Unicredit fu informalmente avvisata solo nella fase finale della negoziazione quando l’affare saltò definitivamente. «Non c’e stata alcuna segnalazione di oscillazioni anomale sul titolo della As Roma per questo non esiste alcuna indagine della Procura di Roma». A chiarirlo è Giovanni Ferrara, capo della Procura della Repubblica della capitale, smentendo le indiscrezioni che vorrebbero gli inquirenti già in una fase di monitoraggio dopo le voci su un interesse per la società giallorossa. Cosa che accadde invece l’anno scorso: la stessa Procura aprì un fascicolo perché veniva data per imminente la cessione del club di Trigoria al finanziere ungherese Soros. Ieri, titolo giallorosso in ribasso a Piazza Affari: chiusura a -1,71 per cento, a conferma che la situazione è ben differente rispetto al sogno americano di un anno fa. Anche se qualcuno che vigila ci sta pure quest’anno. Da un pezzo.