Si parla di “rivoluzione”, di grandi cessioni, di ridimensionamento, di rifondazione e rivoluzione. Beh, è vero che si parlava anche di un addio di Sabatini e Baldini, nonostante la loro posizione non sia mai stata messa in discussione, quindi poco conta la logica, nel “giornalismo” di un certo tipo. Comunque: leggendo qualche articolo, sentendo qualche esperto, ho udito e letto più volte la parola rivoluzione, facendo riferimento ad un cambiamento drastico della rosa. Cosa che, innegabilmente, è avvenuta lo scorso anno. Ebbene, quest’anno non sarà così. La Roma, è vero, continuerà ad investire molto sul mercato ed in più ruoli, ma solo per terminare il ricambio e per completare una rosa a cui, il campionato non mente, manca ancora qualcosa, soprattutto dal punto di vista del carattere e della personalità. Proprio in riferimento a questo, basterebbe andarsi a leggere la risposta del direttore generale Franco Baldini, ultimamente più “arrabbiato” del solito (l’altra settimana risposta piccata ai giornalisti Sky, poi si è ripetuto nel post-partita di domenica riguardo i cori “romano bastardo”), rilasciate a Sky Sport prima di Milan-Roma:
“La squadra è in costruzione. Nel calcio si vince con pazienza, costruendo, con stabilità. La carriera di Ferguson non sarebbe possibile qui a Roma: ci ha messo tantissimo prima di vincere il primo trofeo. A volte bisogna avere pazienza e guardare da lontano, il quadro grande, non i dettagli. Rivoluzione? no. Mancano dei tasselli, che diano rabbia, sostanza, quantità, che sono caratteristiche che manca. Mancano dei tasselli: non tanti, ma un paio“.
La Roma è sul mercato da tempo, alcuni acquisti sono vicini ed altre trattative già in piedi: si vuole consegnare al più presto al nuovo allenatore la squadra sulla quale lavorare la prossima stagione. In questo periodo si parla con troppa leggerezza di qualsiasi cosa: forse andrebbero riletti una moltitudine di articoli del tutto infondati, che hanno parlato del nulla, che hanno destabilizzato e non poco l’ambiente. Forse anche involontariamente, ma basterebbe cercare delle conferme, prima di sparare a zero o di scrivere determinate cose, che pesano ovunque, figuriamoci a Roma. E’ un ambiente schizofrenico, isterico, ardente, già “nervoso” per i risultati conseguiti dalla squadra, ovviamente letti (con il cuore e non con la testa: non è una colpa, è naturale) secondo le speranze dei tifosi e non secondo le parole dei dirigenti, la cui fiamma viene continuamente alimentata da alcune falsità, da Destro, ad Osvaldo, a De Rossi e via dicendo. Tutta voci infondate, MAI confermate, da nessuno. Il giornalismo viene sconfitto almeno una volta al giorno: ormai è un “nemico” ed è una cosa inaccettabile, ridicola, per le persone che come me credono in questo “ruolo”, che non dovrebbe essere una minaccia, ma un bene.
Purtroppo sono state sbagliate delle scelte: Luis Enrique prima, più che per i risultati per la sua “debolezza” ammessa anche da Baldini, Zeman poi, i cui errori hanno condizionato pesantemente la stagione Giallorossa: 34 punti su 69 disponibili è una miseria, soprattutto visto che un uomo sincero come lui aveva definito la rosa da scudetto. Parlare continuamente con addetti ai lavori, che non mi fanno alcun favore visto che con molti di essi ho prevalentemente rapporti di natura lavorativa, e sentirmi dire “con la rosa che avete, vi rendete conto che spreco?”. E non lo dice uno, o due. Purtroppo non so mai come rispondere. Sono il primo ad essere deluso da questa stagione: mi aspettavo molto di più dalla classifica, perché la rosa della Roma vale decisamente più di un settimo o sesto posto. La base c’è e le parole di Baldini sono chiare, così come anche quelle di Sabatini (“l’anno prossimo vedranno tutti il valore di questa rosa“): completare una rosa già buona e puntare in alto, con un allenatore vincente e determinante.
Chiederei solo un po’ più di attenzione ad alcuni giornalisti: le parole vanno pesate, in un senso o nell’altro, perché a volte sono uragani violentissimi. “Capisco” la disperazione di un tifoso, ma le cattiverie di alcuni “professionisti”, lautamente stipendiati, sono una cosa che mi lascia sempre senza parole. E si va ben oltre il diritto di critica, quando si arriva ad offendere od a scrivere illazioni pesantissime: il giornalismo si base sulle prove, sulla possibilità di mostrare la veridicità di un’indiscrezione, a distanza di poco o magari un po’ più in là. Se non si verifica NULLA, se rimane una voce “falsa”…beh, devo dirlo io? soprattutto quando si parla di “volontà” ed altre cose simili. Non capisco che gusto ci sia ad inventare notizie od a mettere in difficoltà alcune persone, già in posizioni poco facili. Forse, però, il problema è mio…e di pochi altri.
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