Ecco le dichiarazioni integrali di Walter Sabatini, rilasciate all’AS Roma sponsor workshop a Trigoria.
“Come lavora un direttore sportivo? direi come si rovina…un direttore sportivo lavora sempre e lavora con la testa sempre. Non c’è un attimo nella giornata e nella mia vita in cui non penso al calcio. Il calcio poi è fatto di duemila sfaccettature, non fatto solo dallo scegliere i giocatori, ma anche pensare alle preoccupazioni dell’allenatore è un lavoro che non ha soste, fatto salvo le ore di sonno. E’ un lavoro di sempre, di tutti i minuti, che è una cosa che mi tiene in vita“.
“Non mi vedrete mai sereno, l’inquietudine fa parte di me”. E’ come prima?
“Molto peggio. Letti i giornali stamattina? beh, nulla per cui essere sereni. Il calcio è un tumulto, è un emozione. Noi lavoriamo per l’emozione delle persone in realtà, che è tutto riconducibile a quello, se riusciamo ad allestire una squadra, qualcosa di bello, da trasferire in un campo di calcio costruiamo un’emozione popolare. Questo è il nostro lavoro ed è una responsabilità enorme“.
Quanto è importante il ruolo del direttore sportivo della Roma, nella gestione del gruppo?
“Il ruolo del direttore sportivo è importante, non sempre fondamentale. quello dell’allenatore è fondamentale perché è il conduttore della vicenda, intraprende un rapporto personale di gruppo con la squadra e che quindi vigila sui comportamenti non solo della squadra ma anche dei singoli, ma anche sulle loro risposte circa le sollecitazioni. Io sono un auditore e osservatore, guardo e vedo, se ritengo che ci sia bisogno di interventi parziali sui singoli da fare o sulla squadra, raramente, perché la squadra è dell’allenatore, questo è un concetto su cui non derogo mai, perché non si mettono troppe possibilità di interloquire con un gruppo si crea confusione, una solo persona deve indirizzare i comportamenti e mantenere il controllo“.
Quando interviene il direttore sportivo?
“Su richiesta dell’allenatore per problemi specifici e su cose che crede di aver visto e sentito poi sui calciatori, consigliandoli, richiedendo comportamenti alternativi o diversi oppure sollecitandoli. E’ un rapporto di tutti i giorni ma che tutti i giorni ti può offrire una chance di entrare in contatto con un calciatore, basta poco. Io non faccio mai lunghi discorsi, sono per la sintesi, ma so che se incontro un calciatore, gli poggio la mani sulla spalla e gli dico una sola piccola cosa, il calciatore deve aver capito quello che voglio dire. E sarà un riferimento a quanto fatto o non fatto, su un campo di calcio. E’ un’interazione costante che dipende dalla nostra sensibilità e caratteristiche. Poi dipende quanto vuoi bene alla tua squadra e questo mi condanna, io sono innamorato della mia squadra, che sia la Roma, ma per la Roma c’è un innamoramento dolorosissimo e per questo più bello, ma di tutte le altre squadra per cui ho lavorato. Io sono stato innamorato dell’Arezzo, fortemente, e ho pensato che la maglia dell’Arezzo fosse la più bella in quegli anni in cui ho lavorato lì. Senza questo amore potente che ti vuole far costruire qualcosa, che ti vuol far essere bravo insieme agli altri, veder la gente gioire andare al campo allegra perché sanno che hanno una squadra che giocherà bene, vincerà o ragazzi che dentro il campo esprimono il talento che acquieta l’anima, perché la gente va allo stadio per divertirsi. Il direttore sportivo è dietro tutto questo: alcune ne produce, alcune ne stimola, ad altre assiste“.
Come gestisce un calciatore la pressione?
“Un calciatore di razza, che ha le stimmate, il carattere, l’orgoglio reagisce facendo il calciatore. Perché adotta tutta una serie di comportamenti e risposte che si relazionano con il proprio carattere, ch gli permettono di uscirne fuori, perché reagire con l’orgoglio gli permette di uscirne fuori. Reagire con l’orgoglio ho detto questa mattina a uno dei miei per superare questa situazione e dimostrare il contrario. La cosa fondamentale è che il calciatore non si sieda sui giudizi precari, estemporanei e provvisori che gli vengono attribuiti circa lo stato d’animo di chi scrive in quel momento. E tutte cose che noi riusciamo a capire e contenere, in quel momento. Poi dobbiamo avere la forza intellettuale per rintuzzare queste cose che sono dure da digerire. Questa mattina c’è stata un’aggressione, credo concordata per cui due/tre/quattro giornali che non nomino aggrediscono la Roma in ogni suo aspetto e sfaccettatura, comparto tecnico, calciatori giovani e vecchi, l’allenatore, la società che viene appena evocata, poi capirete perché, perché questa aggressione che viene fatta cassando con una riga il nome e il ruolo e l’età di quel giocatore rendeva talmente chiara la bocciatura che era una sentenza di tribunale. Chiaramente questa è un po’ di letteratura, enfatizzo io stesso a raccontare le cose, ma è così. Questi ragazzi si trovano davanti al fatto che “La Roma nella gestione degli americani, quindi mia ha: bollito, cancellato, sbagliato, distrutto venti giocatori” e il giocatore si trova sotto la sua striscia di pertinenza, perché Giacomo Tedesco con la strisciata sopra bocciato certamente subirà un piccolo trauma, poi spero e credo come io gli consiglio di reagir subito. Perché se noi siamo atleti, direttori sportivi, o allenatori dobbiamo averci la psiche modulata in maniera diversa, dobbiamo essere pronti a prendere le botte e a restituirle e aggiungerei anche ad essere pronti a prendere le botte e a capire quali sono quelle giuste. A quei calciatori che questa mattina sono stati ignobilmente colpiti, colpiti calciatori di vent’anni per colpire i sessantenni, perché il mister ne ha 60, non li dimostra ma ce li ha, te ne hanno dati di più, io non sono sessantenne, ma per colpire un sessantenne abbattono un ventenne. A me pare una cosa ignobile. Non è necessario abbattere le speranze, i pensieri di un ragazzo di vent’anni per arrivare ad abbattere Andreazzoli, Sabatini o Baldini. A Te Winterling ti lascio fuori perchéé per adesso non ti abbattono, ti sei salvato, con due trick-track di là, le maglie, le robe, ti sei messo a posto (ridono tutti)”.
Winterling interviene:
“Non sanno scrivere il mio nome, ecco perché Walter!”
Che possibilità hanno i giovani qui a Trigoria di lavorare nella Roma nel futuro. Poi: influisce il modulo della Prima Squadra su quello della Primavera?
“Premesso che il settore giovanile della Roma, per molti anni, ebbe una grande bravura a farlo ed arricchirlo, ma una grande potenza e possibilità che offre un territorio così densamente popolato. La provincia di Roma, contiene tutti gli abitanti dell’Uruguay. Questa va interpretata come grande possibilità per noi. La Roma, ad onor del vero, ha sempre voluto lavorare con i propri ragazzi, noi accettiamo tutto quello che di buono è stato fatto, vogliamo fare anche cose diverse, d’accordo con Bruno Conti. Prenderemo accordi con società, sempre dentro il muro, perché bisogna riportarla dentro, Roma, dentro la città, perché verrebbe goduta di più, perché la sentono più loro. Fare un’attività all’interno della città…cominceremo a fare una cosa di questo tipo. Cominceremo a riselezionare sul conto di tutti i bambini, arriveremo al punto di far fare la scuola calcio direttamente dalla Roma, senza che costi alle famiglie, a quei bambini che mostrano un certo talento. Sempre detto, che sarei stato molto più felice se avessero giocato e più in fretta alcuni giocatori romani. Ci vorrà tempo, Presidente a disposizione, collaboratori, ma ci proveremo. Si arricchirà di molto la questione umana, oltretutto“.
Il colpo più bello della sua carriera, extra-Roma.
Non voglio dirlo, se no poi si racconta…però, ci son stati colpi che mi hanno inorgoglito, ma perché sono subiti entrati a far parte di un contesto. Un nome? Pastore. Parlo di un’altra generazione, altrimenti avrei fatto altri 7-8 nomi, forse 15…forse 20. (si riferisce agli articoli)
Sul derby?
“Così lo vivo: lo vivo andando fuori dalle scatole, prenotando un’isola. E’ vero, è già stata prenotata un’isola con tabaccheria, il giorno 27. Se lo vinciamo, non riesco a sopportare le feste, me le vivo, mi piace vedere festeggiare, non riesco a farlo. Non sono plastico, se mi abbracciano, mi stirano. Mi chiudo in un’isola e non mi telefonate neanche!“.
Che Roma vedremo il prossimo anno?
“Adesso dirò una cosa che susciterà l’ilarità di chiunque, di chi dirà “eh ma l’avevi detto anche l’anno scorso”…sarà una grande Roma. Aggiungerei: E’ una grande Roma. E’ una maniera eccessiva, la proietto a grande Roma. Non espressa, ma l’anno prossimo sarà una Roma formidabile. Noi sappiamo chi sono i nostri calciatori e presto lo sapranno tutti gli altri. Anche perché ho in bacheca tutte le considerazioni che sono state fatte stamattina circa i giocatori, l’allenatore…“.