Galliani ha chiarito che non gode per l’eliminazione delle italiane dalla Champions. Adriano Galliani non è contento che l’Italia ha visto eliminate le proprie squadre in Champions, sia che si chiama Inter, Juventus o Roma. «Ho già detto che non posso essere felice». Adriano Galliani non è tra quelli che secondo Josè Mourinho sono contenti per l’eliminazione delle italiane dalla Champions League, a partire da quella dell’Inter. «Perdendo posti nel ranking europeo rischiamo di diminuire le squadre che fanno le coppe- ha ribadito l’ad del Milan all’arrivo in Lega- Quindi non riesco a capire come si possa essere felici. Chi è felice è stupido. Noi siamo a un passo dal perdere anche il terzo posto e quindi una squadra in Champions League». Gli ottavi hanno fatto emergere il divario con il calcio inglese. «Ci sono squadre che hanno giocatori più importanti rispetto al passato. Dieci anni fa il Milan fatturava più del Real Madrid e del Barcellona e più degli inglesi- ha spiegato ancora Galliani- Adesso invece meno, ma i dirigenti sono gli stessi. Evidentemente è successo qualcosa di strutturale che è facile da individuare. D’altra parte sono anni che lo diciamo e non è mai stato fatto nulla anche in questo settore l’Italia sta retrocedendo nella classifica europea. Ma non possiamo fare qui una dissertazione sui motivi per cui il calcio italiano era primo dieci anni fa e non lo è più adesso. Staremmo ore a parlarne». Il Milan, adesso, punta a tornare in Champions. È l’unico obiettivo rimasto ai rossoneri. Ma che stagione europea si aspetta Galliani l’anno prossimo? «Il Milan ha dato una certa impostazione ai suoi giocatori, le otto finali di Champions sono lì che lo dimostrano. Noi abbiamo cercato di mettere nella testa dei giocatori, sin da subito nell’1987, questa mentalità e non è un caso che immediatamente dopo abbiamo fatto una finale nel 1989, nel ’90 e i quarti di finale nel ’91. Non abbiamo giocato la Champions nel ’92, ma abbiamo subito fatto finali nel ’93, ’94 e ’95. Insomma- ha concluso Galliani- crediamo di avere questo tipo di know-out, che cercheremo di rinsaldare per il futuro».