Bruno Conti, che oggi compie 57 anni, è stato intervistato dal Corriere dello Sport. Ecco le sue parole:
In questi anni c’è stato il rimpianto per non essere riusciti a prendere un giocatore?
“Più di uno. Siamo stati vicini a Drogba. E ad Eto’o, che è stato anche a casa di Pradè. Per Mutu avevamo chiuso con la Fiorentina, che poi ci ripensò. Avevamo grandi rapporti e spesso riuscivamo a far fronte alle difficoltà economiche”.
Si sente completamente ripagato dal rapporto con la Roma?
“In pieno. Da calciatore devi dimostrare la tua bravura sul campo, ma anche da dirigente contano i fatti. Devono essere gli altri a giudicare il mio operato. Negli anni passati non avevamo un budget per il vivaio. E i risultati sono sempre arrivati. Mi fa piacere che i nuovi dirigenti abbiano apprezzato il mio lavoro e abbiano dato la loro disponibilità per sostenerci. Abbiamo tre campi nuovi per il settore giovanile. Fenucci ci è venuto incontro. E’ stata creata una struttura importante. Anche Sabatini segue il nostro lavoro”.
Il suo rapporto con i tifosi:
“Ora è meno diretto. Ma da parte mia non è cambiato niente. Nel calcio c’è chi dimentica, ma non può essere cancellato quello che ho fatto per la Roma. Quando venivano a contestare a Trigoria io e Totti ci abbiamo messo sempre la faccia. Se qualcuno ha dimenticato, io no. Non dimentico il giorno del mio addio al calcio, la festa scudetto, non dimentico nulla. Ma capisco che nel calcio che cambia così in fretta a volte qualcuno può dimenticare. Per esempio ci si è dimenticati di quello che ha fatto la famiglia Sensi. Io sono grato a Rosella. Quando mi chiese di guidare la prima squadra mi disse che avrebbe rivisto il trattamento economico. Gli risposi che non era il caso di parlare di soldi. Quei mesi furono terribili, non dormivo la notte. I tic che mi porto dietro da una vita aumentarono in modo spaventoso. Dopo una sconfitta a Parma mi ritrovai nello spogliatoio a piangere. Ho avuto paura. Qualche settimana dopo la vittoria di Bergamo ci tolse dai guai, grazie a un gol di Cassano. Ci abbracciammo piangendo, con Pradè, Rosella Sensi”.
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