Le dichiarazioni di Fenucci e le inutili critiche. Quando si travisa la realtà

Le dichiarazioni odierne di Claudio Fenucci a La Gazzetta dello Sport hanno creato, in pochissime ore, un putiferio tra i tifosi giallorossi. Molti hanno già pensato di travisare le parole dell’amministratore delegato giallorosso, altri ancora già si fasciano la testa pensando che De Rossi non rinnoverà il contratto. La verità, come spesso accade in questi frangenti, sta nel mezzo.

Nelle parole di Fenucci non c’è niente di trascendentale. Sicuramente c’è da attribuirgli di non essere un ottimo comunicatore come Franco Baldini, anche perché il ruolo dell’attuale dirigente giallorosso è più economico e gestionale piuttosto che di rappresentanza. Sicuramente più dello stesso Baldini ha dalla sua la competenza e la capacità di parlare di cifre e di fatti, quindi non di aria fritta. Quest’ultima molto conosciuta tra gli affabulatori dei vari giornaletti e giornalettini.

Il dirigente della Roma ha espresso in modo chiaro e netto che per colmare il gap con le grandi ci vorrà lo stadio di proprietà. Idem per pareggiare il bilancio serviranno almeno 3 anni, ovvero il famoso 2014. Per chi non si fosse reso ancora conto non sono assolutamente situazioni inarrivabili o negative. Tutti fanno passare queste due dichiarazioni come delle sciagure non rendendosi conto che invece sono due obiettivi futuri finalmente a portata di mano della Roma.

Parlando chiaro e tondo: la Roma non ha mai colmato il gap con le grandi del nord. E quando lo ha fatto ha contratto centinaia di milioni di debiti. Avere la possibilità reale di essere alla pari con Milan, Inter e Juve non è cosa da poco visto che questa continuità la Roma non la ha mai avuta nella sua storia, forse solo negli anni 80 e nei primi anni 2000 con incredibili sforzi degli allora rispettivi proprietari. Ma forse questo messaggio a molti ancora non entra in testa.

Ancora più sbalorditivo sarà il pareggio del bilancio. Il famoso bilancio che vide anni fa il sacrificio dei vari Samuel, Emerson, Mancini, Chivu ed Aquilani pur di restare in linea di galleggiamento. O, come minimo almeno negli anni più recenti, l’obbligo di entrare in Champios League pena la cessione di pezzi importanti nella rosa.

La lieta notizia che molti ancora non recepiscono è che la società giallorossa questa estate ha investito pur non partecipando alla Champions League. E continuerà su questa linea visto che l’obbiettivo primario sarà quello di scindere i risultati sportivi dall’economia della società (vedi appunto lo stadio).

Il progetto è a lunga scadenza ma, come noteranno molti, ci sarà molto più, sollievo a comprare nei vari mercati estivi e di riparazione senza sapere di dover necessariamente conquistare la Champions League o peggio ancora di vendere un calciatore importante. Si può giustamente criticare il gioco della Roma ed il comportamento dei suoi giocatori in campo. Impossibile contestare fino ad adesso l’operato della nuova società. Senza questo investimento il nostro futuro sarebbe stato questo. O forse ancora peggio.

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