Napoli, Reja: “Ce la possiamo giocare”

Dopo un momento di appannamento, il Napoli vuole far bella figura a Milano ed Edy Reja si aspetta molto dai suoi, in termini di gioco e come risposta caratteriale: «Finora, a parte la parentesi di Bergamo, abbiamo sempre giocato con la massima convinzione, cercando di mettere in pratica quello che sappiamo fare, e facendolo bene- dice il tecnico azzurro- l’Inter è una squadra che ha valori assoluti, lo sappiamo tutti: sul piano fisico ed anche su quello del palleggio non è seconda a nessuno. Bisognerà quindi dare il 100%, e sfruttare le ripartenze, soprattutto sulle corsie esterne. Ce la dobbiamo giocare, non possiamo star lì ad aspettare o a pensare che siamo una vittima predestinata. Bisogna piuttosto aggredire nella zona centrale del campo e ribaltare l’azione. Penso comunque che faremo bene, come sempre, del resto, contro le grandi. Gli stimoli sono enormi, e poi abbiamo Lavezzi che là davanti può essere determinante». La corazzata nerazzurra e i suoi campioni, incutono comunque, se non timore, quanto meno un rispetto assoluto: «Per fermare Ibrahimovic, se sta bene, bisogna solo sparargli- continua col sorriso sulle labbra l’allenatore goriziano- inutile predisporre gabbie, si dovrà però pensare a raddoppiarlo, e a cercare di evitare errori in zone pericolose. Per il resto, l’Inter possiamo metterla in difficoltà con i nostri mezzi consueti. Loro sono una squadra straordinaria, ma anche il Napoli non è male. Loro in un modo o nell’altro, soprattutto in casa, segnano, perciò per venir via dal Meazza con un risultato positivo, bisognerà segnare a nostra volta, e dato che la fase realizzativa ci riesce bene, ci si può provare». Infine, ecco Reja parlare di Mourinho: «Ha capacità straordinarie in quanto a gestione del gruppo- conclude il tecnico del Napoli- tutti dicono che con lui si lavora bene, e se ti apprezzano certi campioni assoluti, la cosa significa molto. Non lo conosco, ma penso sia intelligente, schietto, piuttosto che provocatore. Non ha giocato ad alti livelli, ma questo conta solo fino a un certo punto. Pensate a Sacchi: se hai delle qualità non serve essere stato calciatore».

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