E’ stato il mattatore della finalissima tra la Roma Primavera e il Varese, ha segnato i tre gol che hanno permesso ai giallorossi di regalare alla capitale lo scudetto. E’ Mattia Montini e si racconta in edicola oggi. Eccone uno stralcio.
«Sono contento perché quest’anno ne ho passate davvero di tutti i colori. La cavigliarotta e da lì una serie di problemi. Sono uscito da un incubo, sono riuscito a far gol sempre in queste finali. Ma una tripletta in una partita così importante non l’avevo mai segnata. Avevo fatto un gol nel recupero nella finale scudetto del 2007 con i Giovanissimi, ma mi era stato annullato».
Con De Rossi un rapporto speciale. Ce lo racconta?
«Mi ha voluto sotto età in Primavera, un uomo ed un tecnico eccezionale. Non c’è molto da aggiungere. Trasmette serenità e cattiveria agonistica».
Dicono che somiglia…
«A Vucinic? Me lo hanno detto. Magari fosse così. E’ vero che ho questa capacità di adattarmi da prima o da seconda punta. Ma per fare la prima punta, come sta accadendo ora, devo diventare più cattivo. Non mi sono allenato molto con la prima squadra quest’anno, ma quando è successo ho potuto vederlo da vicino. Straordinario. Per non dire di Totti: per noi ragazzi romani il capitano è… boh, speciale!».
Due Primavera che possono avere un grande futuro?
«Dico Caprari che l’esordio lo ha già fatto. E Alibec dell’Inter».
Gli esordi di Caprari e Florenzi, l’arrivo di Luis Enrique. Un giovane come lei sogna?
«Prima devo capire che progetti ha la società su di me. Per gli esordi dei miei compagni sono felicissimo, sono due amici, Florenzi lo è molto anche fuori dal campo e ho gioito perché tante volte ho sentito dire che era piccolino. Eccolo lì. Luis Enrique? Beh, sapere che in prima squadra c’è un tecnico cresciuto con i giovani aiuta. Poi la strada è lunga».
Un gol all’Olimpico Montini quanto lo sogna?
«Da uno a dieci scriva undici».