Anche stamattina scrivere l’articolo per voi malati di Roma non è una cosa facile. Mi sono svegliato relativamente presto (le dieci e mezza per una domenica sono un orario di tutto rispetto, cacchio!) e il magone che ho in corpo da ieri sera non sembra essersene andato nemmeno un po’.
Personalmente credo che Vucinic andrebbe crocifisso a testa in giù sulla Via Appia.
Ero arrivato tardi ieri allo stadio. La Roma già giocava da un quarto d’ora scarso. Appena arrivato sono stato informato di un rigore non dato al Palermo e di un’occasione miserrimamente fallita da Fenomenez. Poi ci danno il rigore (che non so se c’era perché troppo lontano dalla Curva Sud e coperto, tanto per cambiare, da una doppia fila di cartelloni luminosi piazzati dietro la porta che proiettano un fascio di luce tipo Stargate), lo ridanno al Palermo e mi era sembrato che il primo tempo fosse durato un soffio. L’unica cosa che si poteva notare già da subito è come fosse lapalissiano che questo gruppo di giocatori ormai non può far paura a nessun avversario che abbia in mente di lottare per un qualsiasi obiettivo. Nominatene uno a caso! Scudetto… ma per favore, forse per due o tre domeniche durante l’inverno… Champions League? Sogno distrutto da un misto di gente che corre con una flebo attaccata al braccio e una tunichetta da ospedale e gente che entra in campo parlando al telefonino con il proprio agente. Prendersi la rivincita su squadre che ti avevano ridicolizzato all’andata? Detto fatto, pizze all’andata e al ritorno contro squadrette come il Napoli e il Palermo, ficcandoci in mezzo anche due montanti destri casalinghi con la Juve. Coppa Italia? Alzi la mano chi pensa che una squadra del genere possa qualificarsi in un match andata e ritorno con l’Inter per poi battere il Milan in finale. Non mi fate ridere, abbassatele quelle cazzo di mani… si, anche tu! La dietro!
Vucinic andrebbe gettato in pasto alle belve nel Colosseo.
Parliamoci chiaro: il gruppo come squadra è finito. Completamente. Questa squadra non ha nessun interesse a centrare nessun obiettivo. Nessuno che gli porti via 15 minuti della loro indaffaratissima giornata di calciatori professionisti, comunque. Ieri allo stadio la maggior parte della gente già lo sapeva. La loro attenzione si è ben presto spostata da Taddei, dato per irrecuperabile e gradito come una Tachipirina 1000 infilata con inaudita crudeltà la mattina presto, a Fenomenez. Giocatore anch’esso giudicato irrecuperabile dalla tifoseria (per motivi diversi dal brasiliano, ovviamente). Da qualche giornata anche i suoi più accaniti sostenitori, tra i miei vicini di Curva, ieri hanno smesso di giustificarlo. Il ragazzo a Roma non ha mai trovato la sua dimensione. Forse la troverà altrove. Per come si è comportato qui a Roma però, non glelo auguro. Adieu.
Vucinic andrebbe mandato nelle cave di marmo di Carrara.
Poi è entrato Vucinic. Aaaaaaaah tu quoque, Mirko, fili mi. Che storia travagliata qua a Roma. Anche tu potevi essere un eroe, e invece sarai ricordato come l’eterna promessa. A 27 anni, dopo tanti anni nelle quali le tue prestazioni hanno oscillato paurosamente tra il sublime e il vomitevole, il pubblico romanista ti ha definitivamente condannato. Pollice verso, Mirko. Sarai giustiziato all’alba. Puoi esprimere il tuo ultimo desiderio della tua storia romanista. E tu lo sai che ti verrà concesso.
E poi su tutti, il simbolo del menefreghismo, dell’egoismo e della mentalità che ha mandato a farsi benedire questo manipolo di scansafatiche. Pizarro! Il grande malato immaginario di Moliere ti avrebbe fatto un baffo, amico. Da quando se n’è andato il tuo orco cattivo, tu, caro nanetto, sei uscito come un fungo dal terreno sotto il quale ti eri nascosto. Non ne hai più saltata una, complimenti. Solo che anche tu ormai non hai più niente da dare a questa maglia. Qua l’anno prossimo non ci dovrà essere spazio per le pensioni. Di sicuro non a chi ha dimostrato così smaccatamente di mettere i propri bizzarri affari davanti a quelli della squadra.
Le poche bandiere statunitensi svolazzanti hanno lasciato quindi il posto a un brusco ritorno sulla terra, fatto di consapevolezza che c’è parecchio lavoro da fare. La squadra va rifondata. Tutta. Serve un gruppo completamente nuovo perché in questi poveretti la mentalità perdente, a livello di gruppo, si è insinuata come un prefido tarlo e non se ne andrà più. Anni di secondi posti e di successi mancati nonchè di stagioni giocate di merda senza aver paura di essere sostituiti l’anno seguente hanno minato totalmente la credibilità e la reputazione di questa squadra. Da sempre una finta grande. Una bella incompiuta. Un falso d’autore.