
Forza-Roma.com | Sporteconomy.it fa il punto della situazione sulla cessione della Roma, dopo le parole di Alemanno, che aveva confermato l’interesse concreto da parte di quattro soggetti.
Sport, entertainment e business: è il leit motiv della proposta americana.
Angelucci,  però, spera nell’uscita degli statunitensi e nell’out definitivo di  AABAR, che ha dei fan soprattutto nella componente romana di UC.
Dopo  le parole di Gianni Alemanno (il sindaco di Roma ha confermato la  presenza di 4 soggetti interessati all’acquisto del club capitolino) e  di Unicredit sul caso “ASROMA” è calata una nebbia fitta, in attesa di  superare le vacanze natalizie e il termine ultimo per la presentazione  delle cosiddette offerte vincolanti (il prossimo 31 gennaio, ma non si  esclude, se servirà, un eventuale slittamento al 15 febbraio 2011).
Sporteconomy è in grado di presentare una fotografia realistica dell’attuale situazione, soprattutto in visione prospettica:
In  pole position, per volontà di chiusura, è l’offerta americana. Si  tratta di una cordata composta da cinque diversi soggetti (riconducibili  ai settori della ristorazione, della cinematografia e delle costruzioni  di grandi impianti sportivi). I pretendenti statunitensi sarebbero  pronti a investire in un piano industriale a sette anni, per una cifra  record (chi ha avuto accesso a questo piano parla persino di 560 mln di  euro complessivi). Ma in attesa di una verifica su questa cifra resta il  forte interesse per la costruzione del nuovo stadio dell’As Roma. Un  impianto che potrebbe avere un costo di 220 milioni di euro.
Il  nuovo stadio è il fulcro dell’offerta a stelle e strisce. Per gli  americani senza stadio (strategica a questo punto l’approvazione del ddl  Lolli-Butti, con relatore il deputato FLI Claudio Barbaro – tra l’altro  da sempre “grande tifoso” della Roma, nda) e senza approvazione di una  legge per lo sviluppo/tutela del merchandising calcistico è difficile  spendere cifre di questo livello.
Per la costruzione del  nuovo impianto giallorosso serve tra l’altro l’impegno, non solo  formale, del sindaco, ma anche delle altre cariche istituzionali (a  livello regionale e provinciale), senza considerare, e lo ripetiamo,  l’impulso del governo in tal senso.
Il  merchandising è un altro punto chiave. Per gli americani l’A.s. Roma è  un marchio globale. Appena un anno fa il magazine Forbes ha valutato il  brand ASROMA circa 540 milioni di dollari. Immaginate quanto potrebbe  volare questo stesso marchio se comunicazione, marketing, impiantistica e  merchandising si dovessero muovere sulla stessa linea.
Gli americani considerano l
‘attuale  situazione una opportunità irripetibile sotto il profilo economico, ma  non possono perdere tempo e l’impegno della politica romana e nazionale  (ciascuna con le proprie responsabilità operative) deve essere immediato  e certo. Investimenti al buio non se ne fanno, anche se prendere oggi  l’A.s. Roma è sicuramente un affare a buon prezzo.
Sul  terreno del merchandising c’è tra l’altro un provvedimento “tematico”  fermo in un cassetto del Parlamento (a firma sempre del deputato PD  Giovanni Lolli) da due anni.
“Senza  l’impulso del governo è difficile arrivare oggi alla emanazione di un  testo di legge, quale che sia la tematica di riferimento”, spiega a  Sporteconomy, l’avv. Enzo Morelli, il maggiore esperto di “rights sportivi” in Italia  (il consulente del governo Prodi sul tema dei diritti tv del calcio,  che realizzò alcuni anni fa le norme del  decreto Melandri). “E’ solo  una questione di volontà politica, il testo è pronto. Deve solo essere  calendarizzato e questo per gli americani potrebbe essere un bel segnale  positivo. Anche sul tema degli stadi siamo pronti all’approvazione. E’  importante che ciò avvenga ed è giusto che questi soggetti siano  interessati ai due macro-temi in esame. Senza ricavi da stadi e senza  tutela sulle revenue da merchandising è impossibile raggiungere in tempi  il break- even previsto dal loro piano industriale”.
L’avversario principale degli americani è l’imprenditore Giampaolo Angelucci.  Ha confermato con un comunicato ufficiale l’interesse all’acquisto del  club a sorpresa negli ultimi giorni (quando il resto dei concorrenti  aveva scelto il silenzio come modus operandi).
L’incertezza  politica a carattere nazionale e l’eventuale mancanza di punti fermi sui  temi appena trattati potrebbe portare gli statunitensi a ritirarsi. A  quel punto Angelucci avrebbe un’autostrada aperta verso Trigoria, anche  se non è da sottovalutare il ruolo di attesa di AABAR.
Il  fondo emiratino è silenziosamente in panchina. Fonti vicine ad ambienti  finanziari ritengono che possa però tornare in campo solo nella fase  finale, se gli americani dovessero desistere, su input delle “colombe”  romane di UC, che vogliono assicurare al club un futuro più solido e più  vicino alle richieste della tifoseria giallorossa.
Il  contraccolpo in termini di immagine, visto che la fan base giallorossa è  la quinta a livello nazionale, è un elemento di riflessione in molte  stanze della banca europea (anche se chiaramente non è un tema che  emerge sulle pagine dei giornali).
Resta ancora un mistero,  invece, il nome del quarto potenziale acquirente.Si sa dalla viva voce  del sindaco Alemanno che è italiano (sull’ipotesi Longarini c’è appena  un “no comment”), ma nulla di più. Difficile quindi poterne oggi  valutare il peso specifico nella trattativa.
Un  colpo a sorpresa, però, potrebbe arrivare sul fronte Sensi. Secondo  quanto risulta a Sporteconomy, il quotidiano sportivo ILROMANISTA  starebbe lavorando a una pista che dà Rosella Sensi al lavoro per la  creazione di una cordata di imprenditori locali per riacquistare da UC  direttamente l’A.s. Roma.
Una  notizia clamorosa, se dovesse essere confermata, nei prossimi giorni,  dal giornale tematico capitolino, ma che pone una semplice domanda: “Ma  allora perchè non ci ha pensato prima?”.