Cosa significa essere capitano. È forse la domanda che mi hanno fatto più di frequente ed è quella a cui rispondo con più difficoltà. Posso raccontare in una frase tutti i sogni di un bambino? Posso racchiudere in poche parole tutto lo spirito di una tifoseria? Posso trasmettere cosa si prova a entrare allo stadio con quella fascia, salire quei gradini ed entrare nella luce, nel rumore, nella storia e sentirsi forti, parte di qualcosa. Per me essere capitano significa più che portare una fascia. Significa dover trovare e trasmettere coraggio ai miei compagni, essere portatori di una storia e dei valori della nostra tifoseria, della nostra “Gente”. Qualche tempo fa ho incontrato a Trigoria Luca Di Bartolomei, che mi ha portato la maglia di un grande capitano, dell’indimenticato Ago. Ho sentito disagio, non avrei voluto neanche toccarla né toglierla dalle mani del figlio. Per me è come una reliquia e lo è perché Agostino è stato sempre e per tutti un grande capitano, una delle incarnazioni della Roma, come Losi, Giannini, Amadei. Cosa provo ad essere l´ultimo di questa schiera? Orgoglio e grande senso di gratitudine per tutti quelli che mi hanno accompagnato sino a qui: i miei genitori, i miei allenatori, tutti i compagni che hanno giocato con me, la famiglia Viola, la famiglia Sensi, tutti coloro che in questi anni hanno lavorato insieme a me a Trigoria e i tifosi, tutti, che continuano a cantare «c’è solo un capitano».