Rassegna Stampa – Corsport – Mai banale da giocatore, mai banale da allenatore. Si può discutere su tante cose, ma non sulla capacità di essere se stesso di Leonardo Nasci mento da Araùjo, più semplicemente Leonardo. Quando Adriano Galliani il 31 maggio 2009 annuncia in diretta televisiva che l’allenatore del Milan nel la stagione 2009/10 sarà Leonardo non mancano i punti interrogativi. L’eredità pesantissima di Carlo Ancelotti, una squadra avanti con gli anni e senza troppi equilibri, le incursioni spesso ingombranti del più presidente dei presidenti, peraltro non troppo generoso in sede di campagna acquisti. Tanti fattori contro e uno più di tutti: l’assoluta mancanza di esperienza come allenatore per un uomo che, una volta appesi gli scarpini al chiodo, ha preferito intraprendere la carriera di dirigente e uomo immagine. Il pensiero vola subito indietro negli anni a Capello. Il pensiero vola subito a Torino, sponda bianconera, dove nel frattempo la squadra viene affidata a un altro debuttante, Ciro Ferrara, mentre in casa Inter la volpe Mourinho affila le armi alla vigilia della stagione del Triplete.
IL CAMMINO – La strada è in salita, la squadra non è facile da forgiare e sul cammino di Leonardo non manca qualche intoppo. Mentre a Torino però Ferrara naufraga, Leonardo rimane ben in sella al suo purosangue e giorno do po giorno regala, seppur tra mille difficoltà, un’identità al suo Milan. Un’identità che Adriano Galliani ribattezza “4-2 e fantasia”. Un modo come un altro per raccontare lo spartito tattico di un Milan che, alla faccia degli equilibri, gioca con quattro difensori, due centrocampisti centrali tra i quali Pirlo, e altri quattro giocatori dalle caratteristiche offensive. Un Milan molto brasiliano ( vedi la Seleçao di Tele Santana nel 1982), inevitabilmente in costante, ma che a tratti regala ottime prestazioni come quella sfoderata al Santiago Bernabeu in Champions League, dove il Milan vince per la prima volta nella sua storia. Nel suo momento migliore il Milan di Leonardo incanta persino palati fini come quello di Arrigo Sacchi, ma inseguire l’Inter non è impresa facile e anche in Champions l’avventura si conclude di fronte al Manchester United. Ad allontanare Leonardo dal Milan, però, non sono tanto i risultati (alla fine arriva la qua lificazione diretta alla Champions League), ma i rapporti con Berlusconi, con il quale il brasiliano non nasconde di essere “incompatibile”. L’ultima sortita offensiva di un allenatore e di uomo mai banale.