Dire che la Roma ha perso per due ingenuità non è solo un capolavoro di eufemismi, ma è un offesa all’intelligenza e alla logica dei tifosi. La Roma non ha perso per due ingenuità, ha perso per due caz…. non c’è altro modo per definirle.
Nel dopo partita, cercando razionalmente le cause è ancora questo il responso, la chiave di lettura essenziale della sfida, perché la squadra ha giocato bene e questo è innegabile. Nel primo tempo con una serie di scambi veloci e ripartenze, la Roma ha messo in seria difficoltà l’Inter che non è apparsa affatto irresistibile e con qualche giocatore nettamente fuori condizione, in particolare il Principe Milito, non il solito micidiale killer dell’area della scorsa stagione. Le uniche iniziative dei nerazzurri nella prima frazione sono nate solamente degli spunti personali di grandi campioni, in particolare di Wesley Snejder e Maicon che con qualche conclusione e con le loro incursioni hanno messo in apprensione la difesa giallorossa, che comunque con un buon Mexes, sembrava tenere bene l’urto. Resistendo dietro e con un bel fraseggio a centrocampo, nonostante Pizarro e De Rossi sono ancora opachi, il genio ispiratore del Capitano, tra i migliori, stava mettendo in seria difficoltà gli avversari. Il primo lampo è una palla rubata proprio da Totti a un incerto Lucio con consecutivo illuminante lancio per Vucinic, che solo davanti a Julio Cesar sbaglia clamorosamente. Un errore che certamente non è da Mirko, in quale spesso resta in ombra, ma al momento giusto di solito non fallisce. Il secondo lampo del Capitano è uno scambio con Menez che sulla destra con un numero dei suoi supera con un tunnel Samuel e si presenta al tiro, ma come spesso gli succede, lo spunto è geniale, ma la conclusione è imprecisa. Francesco ci riprova con una perfetta pennellata a servire Riise, che avrà pure un piede solo, ma lo sa usare benissimo, tocco d’anticipo con l’immancabile sinistro e vantaggio romanista. A quel punto la partita si era messa benissimo, l’Inter attaccava senza pungere e la Roma poteva sfoderare tutta la velocità del suo contropiede. Poi l’assurdo. Vucinic. poco lontano dalla bandierina del calcio d’angolo della sua difesa, ha la sciagurata idea di fare un passaggio verso Juan nell’area piccola della Roma, il brasiliano, che non è stato il solito gigante, manca la palla e Pandev ringrazia battendo con un tocco facile facile un incertissimo Lobont. Un passaggio che non verrebbe in mente nemmeno nei peggiori campi di provincia agli Amatori, o ai Pulcini e la Roma va negli spogliatoi avendo vanificato tutto quello che di buono si è visto. Nella ripresa ci prova ancora, ma poi l’Inter gli ricorda perché ha vinto Champions, Scudetto e Coppa Italia, gli viene annullato un gol regolare e Eto’o supera un Lobont sempre più imbarazzante. Ci sarebbe ancora spazio per recuperare, ma Taddei, subentrato a Pizzarro, riesce nel capolavoro di fare un altra enorme c…, ingenuità e il portiere di riserva giallorosso raggiunge l’apogeo della goffaggine. L’immagine del rumeno in quella specie di spaccata con la palla che rotola lentissima oltre la linea è una di quelle che non farà dormire sereni i tifosi per un po’. Quando nel finale Julio Cesar compie un autentico miracolo su un tiro deviato, è chiaro che la frittata è fatta. Bisogna prendere quello che c’è di buono e ripartire con umiltà. L’inter è ancora davanti.
Stefano Mattei