ROMA (10 maggio) – Davide Petrucci, romano di San Basilio, classe 1991, centrocampista/attaccante degli Allievi Nazionali della Roma, 14 gol in 19 gare in campionato, ha firmato (anche se in famiglia non confermano; anzi, smentiscono tutto) per il Manchester United. Pronto per lui un contratto di tre anni, stipendio di circa 120 mila euro netti a stagione, vita da professionista e agevolazioni a raffica anche per i familiari. A Trigoria, ovviamente, ci sono rimasti malissimo, ma la Roma, viste le attuali regole della Fifa, che tutti i club del mondo sfruttano, non può, non poteva far nulla per impedire la fuga. O il rapimento, fate voi. Petrucci andrà in Inghilterra quasi a costo zero per il Manchester United, dato che alla società proprietaria del suo cartellino, cioè la Roma, andrà un mini indennizzo, circa 90 mila euro per ogni anno di addestramento del giocatore. In totale, circa 400 mila euro.
Considerato a livello nazionale il nuovo Totti, anche se fisicamente ricorda di più Aquilani, Petrucci, che fin da bambino ha fatto tutta la trafila nelle rappresentative azzurre, 17 presenze tra Under 16 e 17, ha – tramite il padre Stefano – sfruttato la possibilità di svincolarsi non avendo ancora un contratto con la Roma. La norma stabilisce che una società professionistica può contrattualizzare un ragazzo già a 17 anni, e i dirigenti del settore giovanile giallorosso, una volta intuito che su Petrucci c’era pesantemente un’altra società, e questo è accaduto una decina di giorni fa, hanno sottoposto al padre l’accordo triennale riservato ai neo prof, con due anni d’anticipo rispetto ai loro collaudati canoni gestionali (di solito, a Trigoria si aspetta fino ai 18 anni compiuti, prima di blindare un ragazzo). Un contratto che prevede uno stipendio di circa 1.600 euro al mese, come detto per tre stagioni. Un contratto rinnovabile in qualsiasi momento, sia per durata che per consistenza eonomica.
All’inizio di questa settimana, il papà di Petrucci si è ripresentato al “Bernardini” e ha riconsegnato la bozza del contratto in bianco, cioè senza firma. La sua, perchè il figlio non essendo ancora maggiorenne (ha compiuto sedici anni a ottobre) non può firmare accordi di quel tipo. Ovviamente nessuno gli ha chiesto spiegazioni, ma in quel momento a Trigoria hanno capito di aver perso il giocatore. E come prima mossa, Petrucci è stato messo fuori rosa. «Se non vuol restare qui, non può più giocare con questa maglia», il ragionamento della Roma. Una decisione inevitabile, rispetto alla quale il papà non ha fatto una piega. Evidentemente perchè aveva dalla sua parte l’offerta di un altro club.
Ufficialmente, a Trigoria nessuno sa della scelta di Petrucci di andare a vestire la maglia dei Red Devils. Ovviamente, la famiglia del ragazzo nega tutto. Si sa, però, che i Petrucci ci sono rimasti molto male per non esser stati contattati dalla Roma già qualche mese fa, e non soltanto pochi giorni orsono, per firmare il primo contratto. Se la sono legata al dito, dicono. E alla prima occasione si sono vendicati. In più, va detto che il sogno di Petrucci padre è stato sempre quello di vedere il proprio figlio giocare all’estero.
In realtà, anche in questa storia, come in tutte quelle in cui ci sono in ballo i soldi, le verità, dell’una e dell’altra parte, si confondono con le mezze verità. Petrucci a Manchester troverà Federico Macheda, un altro romano, ex Lazio. Continuerà a studiare, giocherà nell’Academy, la Primavera inglese, e avrà la possibilità di misurarsi con un calcio (finora) sconosciuto. Perso Petrucci, la Roma ha blindato altri tre ragazzi del ’91: l’attaccante D’Alessandro, il difensore Brosco (già in panchina con la prima squadra) e Bertolacci.