Rassegna Stampa – Corsport – La panchina viola pochi giorni prima del lo sbarco di Adriano sulle rive dell’Arno. Dalla Fiorentina al Parma, due stagioni con Cesare Prandelli.
Di nuovo al l’Inter nel 2004, quattro anni di gol, di baruffe con Mancini, di ritardi ogni volta che rientrava dal Brasile, di alcol, di feste, di foto rubate e di ricatti subiti e poi il primo ritorno a casa, al San Paolo. Ancora Inter e infine Flamengo. Sembrava finita la storia europea di Adriano, a Rio doveva curarsi dai fumi dell’alcol, doveva ritrovare se stesso, l’amore per il suo lavoro e la passione per i suoi sogni. Un anno con la sua prima squadra gli è bastato per recuperare almeno una parte di ciò che era.
E’ tornato ad allenarsi (anche se potrebbe, anzi, dovrebbe fare meglio: qui tocca a Ranieri), a gioca re, a segnare, a sorridere. Non ha perso, a quanto pare, l’abitudine di certe pessi me frequentazioni, ma il recupero, seppure non completo, c’è stato. Ieri ha iniziato la sua terza vita italiana, la prima romanista. Sembra una squadra fatta apposta per il suo rilancio, con le motivazioni di chi cerca un riscatto, di chi ha voglia di stupire. E anche Adriano sembra ritagliato per le caratteristiche della Roma: se lega con Totti, so no gol. Scommettono in due, lui su stesso e la Roma anche. A 28 anni gli è proibito sbagliare il nuovo impatto col calcio italiano. Sarebbe il fallimento definitivo.
ROMA – La terza vita italiana di Adriano dovrà cancellare una montagna di dubbi e smerigliare una montagna di qualità. Due vite all’Inter (con parentesi al Parma e alla Fiorentina), la prossima alla Roma. Birra, donne, amicizie sbagliate e gol, prodezze, corse col pallone attaccato al piede da un’area all’altra. In ogni sua espressione, non è mai stato un giocatore normale. Se Ranieri lo riporta al cento per cento di ciò che era, avrà in squadra uno dei primi tre centravanti del mondo. Se lo riporta solo al cinquanta per cento, Adriano sarà uno dei primi 30 centravanti del mondo. Ma in questo caso i rimpianti non scompariranno. E’ la scommessa più grande del prossimo campionato di serie A.
Chi lo ha visto debuttare la sera del Bernabeu, estate 2001, asciutto come una canna di bambù, potente come la dinamite, ha faticato a capire come sia riuscito a sprecare tanto talento per tutto questo tempo.
Su quella punizione terribile, Adriano stampò la sua voglia di stupire il mondo. Aveva 19 anni, esplose subito come un feno meno mondiale.
Qualche anno dopo, in quella stessa impetuosa maniera è apparso un altro giovane talento dell’Inter: Mario Balotelli. Non trovando spazio nell’Inter, il giovane brasiliano passò alla Fiorentina su pressione di Roberto Mancini che lasciò.