C’è un’espressione usata ed abusata, ancor di più oggi, in piena campagna austerity, in un contesto in cui il problema economico non è più solo un problema “romanista”, ma un problema generale che attanaglia tutti clubs della massima serie, piccoli, medi e pseudo grandi : ”se non puoi competere con la forza del danaro, devi competere con la forza delle idee…”. Per noi giallorossi un ritornello già imparato a memoria; un vantaggio rispetto a chi comincia adesso a confrontarsi con la dura realtà della crisi. Noi funamboli del “parametro zero”, noi periti del “rapporto qualità – prezzo”, noi che vendiamo prima di comprare, che non compriamo per vincere e vinciamo per non vendere, noi che fino ad ora partivamo con l’handicap, abbiamo sfruttato questo “bagaglio di esperienza” per anticipare tutti e piazzare il doppio colpo carioca, con una maestria ed una scioltezza degne di un fiorettista. Nemmeno il tempo di esultare e mi ritrovo a fare i conti con un concetto differente: non più la forza delle idee, bensì “l’alea di una scommessa”. Sono due aspetti antitetici ed incompatibili. L’idea presuppone la consapevolezza, la scommessa impone fortuna. L’idea richiede il coraggio di imporla, la scommessa pretende il coraggio di rischiare. Ecco il punto: se si vuole colmare il gap economico attraverso la forza delle idee, la parola “rischio” non dovrebbe nemmeno appartenere al nostro vocabolario: non possiamo permettercelo. Ranieri ama le scommesse, noi amiamo le persone che si assumono la responsabilità delle scelte. Non è dunque il coraggio di scommettere che farà grande la nostra Roma, ma il valore delle intuizioni, la capacità di crederci ciecamente, di sostenerle con tutte le energie, di rivendicarle come proprie creature. Solo in questo modo, scongiureremo il pericolo dell’approssimazione e della casualità, a vantaggio di una strategia che sia pensata, meditata, ragionata, convinta ed oculata. Benvenuto Adriano. Questa è la Roma, non tradirla mai…