Rassegna Stampa – Il Romanista – La bufera è passata. Almeno questo è quello che filtra dal Sestriere, dove la Nazionale è in raduno pre Mondiale. Daniele De Rossi è tranquillo, anche se non vede l’ora di andare in Sudafrica e giocare per lasciarsi alle spalle quello che è successo in questi giorni. Dalla sua parte ha tutto il gruppo azzurro e, soprattutto, Marcello Lippi. Che vuole che De Rossi sia al massimo fisicamente e soprattutto mentalmente. Il suo comportamento è mirato specialmente a questo. All’indomani della conferenza stampa che ha scatenato il putiferio, il ct, prima dell’allenamento, ha radunato la squadra e ha detto: «Vi invito, proprio per quello che è successo a Daniele, a pensare bene alle parole che dite quando parlate ai giornalisti. Evitiamo, tutti quanti, di creare polveroni e pensiamo soltanto al bene della Nazionale. Abbiamo un titolo Mondiale da difendere e nessuno lo dimentichi ».
In privato, poi, ha parlato soltanto a lui. Usando le parole giuste. Lippi gli ha ribadito la stima sua e di tutto lo staff, sia come calciatore che come uomo. Gli ha ricordato la sua importanza per la squadra, anche perché a neanche 27 anni è uno dei giocatori più esperti. Non è entrato nel merito della questione tessera del tifoso «visto che le opinioni sono strettamente personali», ma ha voluto sottolineare come, da adesso in poi, sia fondamentale la massima concentrazione solo e soltanto per il calcio giocato. Daniele ha capito, ha apprezzato le parole del ct, e ha risposto che per lui la questione è chiusa: «Adesso – ha detto – penserò solo all’Italia». Lo stesso concetto Capitan Futuro lo ha espresso ai compagni, che non gli hanno fatto mancare il loro sostegno. Pirlo, in particolare, non lo lascia mai solo: non sono in camera insieme visto che al Sestriere le stanze sono singole, ma nei momenti liberi si ritrovano vicini, forti di una amicizia che va avanti, nonostante la distanza, da anni.
Così come da anni va avanti il rapporto con Lippi. Il ct, fin dal primo giorno in cui ha conosciuto De Rossi, l’ha apprezzato per l’educazione e le qualità morali. Anche quando, durante i Mondiali del 2006, fu nell’occhio del ciclone per la gomitata a McBride in Italia- Stati Uniti. La sua forza, in quei giorni tedeschi, fu mantenere un comportamento assolutamente normale con Daniele. Dopo avergli parlato a ridosso dell’espulsione, lo trattò come uno del gruppo, senza fargli processi o, al contrario, avere un atteggiamento troppo permissivo. Daniele rimase favorevolmente colpito dai modi del ct che non esitò a impiegarlo negli ultimi minuti della finale contro la Francia. Dove fu uno dei rigoristi decisivi. Dimostrando, ancora una volta, che Lippi non aveva sbagliato nel dargli fiducia. La stessa cosa vuole fare quest’anno, vivendo un Mondiale da protagonista. In campo. E non certo fuori.