A prescindere dai vari ricami che si stanno facendo sulle idee di Garcia per le prossime stagioni, il calcio non è opinione e va anche studiato. Proprio per questo motivo ho deciso di fare un “viaggio” nel Lille di Rudi Garcia, dal suo arrivo, dal tipo di calcio praticato e via dicendo. Partiamo prima dalla sua “storia” nel Lille: arriva nell’estate del 2008 e mette subito mano sulla squadra, portando al Lille giocatori che si riveleranno fondamentali per il suo gioco, Mavuba e Balmont (fondamentali per lui, nda) ed il falso 9 De Melo; inizialmente timido l’intervento sul portiere, con l’arrivo di Butelle. Molte cessioni illustri, fra cui quella di Kluivert, Makoun e Mirallas, oltre Lichtsteiner. Oltre la campagna acquisti, una decisione che ai tempi ha fatto parecchio discutere: Garcia decide di portare fra i grandi il “ragazzino” Hazard. Da subito il suo Lille guadagna i riflettori: subito 5° posto, 51 gol fatti e 39 subiti, ma con il famoso calcio “associativo” o “corale”, con grande attenzione al possesso palla. L’anno successiva, c’è la rivoluzione, che non spaventa Garcia: moltissime cessioni, fra cui quella di Bastos, suo uomo migliore l’anno prima, ma con gli importantissimi arrivi di Gervinho e soprattutto Landreau, portiere esperto che a quanto pare per Garcia è una vera e propria necessità. Quest’anno il Lille migliora ancora: 4° posto, 72 gol fatti e 40 subiti. E’ qui che nasce il vero capolavoro di Garcia: il suo calcio corale comincia ad entrare nel vivo e qui si potrà cominciare a vedere il “falso 9” che Garcia tanto ama. I tre attaccanti cambiano continuamente posizione senza lasciare punti di riferimento alla difesa avversaria, mentre il mediano (Mavuba) ha il compito di fare la diga e smistare il pallone che girerà fra i piedi dei due centrocampisti centrali o interni: praticamente, si tratta di un 4-1-2-3 che però fa dell’equilibrio il proprio biglietto da visita. Il suo “playmaker” è il mediano, che però non è un regista propriamente inteso, alla Pirlo per fare un esempio. De Rossi con Lucho, ecco.
Nel 2010, poi, avviene un fatto stranissimo: Garcia chiede a gran voce l’acquisto di Sow, attaccante che nel Rennes non riusciva a segnare con continuità. L’acquisto del senegalese viene accolto con stupore, ma Garcia qui mette in gioco tutte le sue qualità da motivatore (peculiarità per cui all’estero lo hanno paragonato a Mourinho). Ebbene, Sow diventa la punta di diamante del 4-3-3 di Garcia: è Ligue1 con 76 punti, 21 vittorie, 13 pareggi e 4 sconfitte, con 68 gol fatti e 36 subiti. Il calcio del Lille è uno spettacolo, tanto è vero che un esperto di tattica come Benitez dedicherà addirittura pagine del suo blog per spiegare alcune partite del Lille, un tipo di calcio che poi diventerà un esempio. Il tridente delle meraviglie composto da Gervinho, Hazard e Sow fa numeri da capogiro: Sow segna 26 gol e regala 8 assist, Hazard 13 gol e 18 assist mentre Gervinho 18 per 11. Numeri mostruosi. Non sarà tanto questo a stupire, quanto gli studi fatti a posteriori sulle zone di campo calcate dai tre attaccanti: cliccate sui tre nomi di seguito, per vedere le zone di campo maggiormente “sfruttate” e noterete una cosa particolare. Guardate: Gervinho, Hazard, Sow. Notato niente di strano? nessuno dei tre va mai centralmente.
Le stagioni successive, 2011 e 2012, sono state all’insegne delle cessioni illustri, alle quali i dirigenti del Lille non poterono opporsi, per il valore ormai internazionale dei vari giocatori del Lille: nel 2011 partirono Cabaye e Gervinho, fondamentali per Garcia, ma il risultato in campionato fu comunque ottimo, se consideriamo il 3° posto con 74 punti, 72 gol fatti, 39 subiti, 21 vittorie, 11 pareggi e sei sconfitte. Il modulo fu un 4-3-1-2, con Hazard trequartista. Nel 2012, poi, quest’ultimo parte, insieme a Sow: il modulo cambia ancora, passando al 4-3-3, ma con due uomini dietro ed uno più avanzato, con il ritorno delle ali e del falso 9. Le cose però non vanno benissimo: 6° posto a 60 punti, 16 vinte, 12 pareggiate ed 8 perse, con 58 gol fatti e 39 subiti.
Possesso palla, filtro a centrocampo, difesa attenta, attacco mobile senza riferimenti per gli avversari, grande personalità e grandi capacità di motivatore, oltre ad una predilezione per i giovani nel calcio, come ammesso proprio da lui in una conferenza con il Lille. Il suo credo è il calcio corale con il 4-3-3, ma non è dogmatico e come dimostrato sopra è stato più volte in grado di cambiare modulo, quando s’infortunava Mavuba passava spesso anche al 4-2-3-1. Questo è Rudi Garcia. Vi piace?
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