Oggi è il 25 aprile, 49esimo anniversario della liberazione d’Italia. Come annunciato, il presidente Berlusconi lo celebrerà a Onna, paese "simbolo" del terremoto in Abruzzo, dove i nazisti uccisero sedici persone nel giugno del 1944. La memoria del passato si salda con l’attenzione al presente, saltando a pie’ pari ogni inutile polemica politica.
La sinistra è sconcertata e oscilla tra incertezze e riaffermazione di superate posizioni ideologiche. Un esempio: il manifesto dei Comunisti italiani dice: "25 aprile. Senza comunisti, nessuna liberazione". E’ davvero facile ricordare due fondamentali realtà: a) ci sono stati molti partigiani non comunisti (cattolici, liberali, monarchici, ecc.), senza contare le truppe regolari che hanno risalito la penisola combattendo a fianco degli alleati e contribuendo a liberare l’Italia. b) I partigiani comunisti di allora volevano "liberare" l’Italia facendola passare da una dittatura a un’altra.
Questo 25 aprile d’Abruzzo giunge due giorni dopo il Consiglio dei Ministri dell’Aquila, che ha approvato il decreto che dà il via alla ricostruzione, e dopo lo spostamento del G8 italiano dalla Maddalena a L’Aquila. Non è solamente "un colpo a effetto" (come scrivono oggi molti commentatori), ma l’ennesima conferma dell’intento del governo di non lasciare soli i nostri concittadini abruzzesi, una volta che i riflettori dei media saranno puntati altrove, fino a quando la situazione non sarà tornata alla piena normalità e le case ricostruite. Con un premier che segue ogni iniziativa passo dopo passo, e che, come ha affermato Guido Bertolaso "parla in termini tecnici meglio del capo della Protezione Civile".