Tighi-Taghi. Questo è il nome che la nostra Curva ha apparentemente scelto per il gioco tutto possesso palla voluto dal nostro ormai mitico tecnico. Come nome potrebbe essere pure simpatico come il nostro tecnico. Se solo servisse a qualcosa, però… Tighi-Taghi…. a qualsiasi cosa, dico, mi basterebbe se rappresentasse una geniale invenzione per velocizzare l’allacciatura delle scarpe in metropolitana quando si è in equilibrio precario perché i vagoni si stanno fermando… vabbè,parliamo di noi perché qualcosa da dire c’è.
Ho visto una grande Curva Sud,ieri sera. Per la prima volta da quando il ministro dell’Interno si è messo di punta a sfracassarci i Maroni ho visto una Curva unita. La Curva (solo lei) era strapiena, la gente era calda, tutti e sottolineo tutti avevano una grande voglia di Roma.
Era pur sempre giovedì sera e molti di noi si erano già programmati la stagione prevedendo il giovedì allo stadio,no?
Non ho sentito cori contro “fazioni” di tifosi o problemi di alcun tipo. Ho solo sentito cori duri, forti, unisoni, di gente che la pensava allo stesso modo come su argomenti fondamentali come quale squadra incitare, chi è il nostro unico grande capitano (ma che partita ha fatto ieri? ha fatto pure il lavoro di un Perrotta o un Tommasi dei tempi d’oro… con Osvaldo che se lo guardava e pensava “donde soy cabidado, joder?”…) o sulla sostanza ideale da abbinare al nome Lazio. Insomma, scene che mi hanno inorgoglito e riconciliato con la Curva, dopo mesi e mesi passati in un clima piuttosto teso. D’altro canto adesso la sensazione è che la situazione stia diventando talmente seria da necessitare una compattezza che deve fungere da sostegno a questa squadra.
La gente comunque, non ha il prosciutto sugli occhi, ha visto che la squadra non è presentabile. Che i giocatori fuori ruolo sono tanti,troppi. Che il gioco non si sviluppa in verticale. Che Luis Enrique non ha ne le idee molto chiare su quello che è successo ne su quello che dovrà succedere. Che il nostro puntero, anche se ha segnato, dovrebbe andare a raccogliere pomodori in Calabria (del nostro puntero si dice sempre che è bravo a giocare di sponda… forse perché se fa più di un tocco la perde… però ieri la sponda l’ha fatta direttamente in porta, ebbravo Osvaldino beccate sto zuccherino).
Però molti si erano detti pronti ad aspettare anche tempi biblici per un modello Barcelona e quindi la fiducia ieri sera era ancora alta. Io personalmente ieri tifavo perché volevo vincere invece. Er tighi-taghi sfianca più me di Brkic, questo è poco ma sicuro. E speriamo che i tempi biblici non si trasformino in tempi B.
Un’ora e mezzo,7.578 passaggi (7.576 in orizzontale), 2 tiri, 4 intruppi di Osvaldo e 3 sostituzioni più tardi la stessa gente cantava ancora. La Roma vinceva e mancavano una manciata di minuti ormai. Bogdan Lobont, alias “il terzo palo” aveva sfoderato una prestazione memorabile (pur avendo le gambe con il tono muscolare di un porcellino d’india), i 3 punti, nonostante qualche contropiede avversario, sembravano seguri! E invece no. Dove il “terzo palo” non poteva arrivare, ci ha pensato uno dei primi due pali. Tuttavia non potendosi muovere, nessun palo è riuscito a intervenire su Vitiello, che ha distrutto il nostro sogno… e che desidero sacrificare su un altare pagano non appena smette di giocare e si ingrasserà un po’. A quel punto qualche fischio è volato. E ci mancherebbe, la gente si aspettava un salto di qualità e invece ne abbiamo fatto uno in un pantano di letame, mi direte voi.
Anche perché non è che nei pochi minuti rimanenti abbiamo combinato cose memorabili. Se si escludono altri 562 passaggi. Sono un amante delle statistiche, io.