Cordata Araba per la Roma? il mercato e i tifosi ci credono

Rassegna Stampa – Gasport – La lettura dei giornali gli ha mandato di traverso la colazione. Giampaolo Angelucci, il re delle cliniche private, non è l’unico interessato alla Roma. Anzi— stando alle prime adesioni raccolte da UniCredit e Rothschild —, lui rischia di essere il meno dotato. Con principi sauditi ed emiri di Abu Dhabi, del resto, il match è perso in partenza. «Nessun dossier per l’acquisto della Roma è finito sul nostro tavolo», questo ieri ha fatto sapere UniCredit. Siamo ancora alla fase 1: esplorazione del mercato, vediamo chi ci sta. L’incontro con i rappresentanti della famiglia reale saudita, però, non è stato smentito, anzi potrebbe essere stato argomento di discussione anche ieri. Il mercato ci ha creduto, spingendo il titolo al +4%. E i sauditi non sono gli unici arabi interessati.

Si è mosso anche Aabar, il fondo sovrano di Abu Dhabi (azionista di UniCredit), che avrebbe affidato ad uno studio legale italiano la composizione di un pacchetto Roma, con tutte le informazioni necessarie. Tanto che pure i bookmakers da ieri hanno abbassato la quota della cordata araba da 3,50 a 2,75. Schermaglie Dunque, Angelucci. Romano e romanista, 39 anni, da un bel po’ protagonista della sanità laziale e italiana, da qualche anno protagonista pure delle cronache giudiziarie. Ma, dicono, con una solidarietà politica bipartisan. Destra o sinistra non fa molta differenza, se solo si decidessero a intervenire gli amici degli amici… Perché finora non risulta che le pressioni politiche si siano già fatte vere e proprie ingerenze. Né alla banca risulta che Giampaolo Angelucci— indicato dal chiacchiericcio cittadino come il più convinto acquirente— abbia già un piano preciso per scalare il club giallorosso. Anche se lui fa sapere di aver comunicato le sue intenzioni all’advisor Rothschild e di essere pronto a investire subito cento milioni per potenziare la squadra. Di sicuro, fin qui non ha mai sondato UniCredit e UniCredit non ha intenzione di sondarlo. La banca ripete da giorni che la Roma merita un progetto industriale serio e duraturo, ecco perché finora si è rivolta all’estero, specie nei paesi arabi. Masiamo ancora alle schermaglie iniziali. Intanto, la lettera di intenti firmata da Sensi e Unicredit deve ancora diventare un accordo definitivo. Cesare Ruperto, che il 26 luglio aspetta le parti per celebrare la chiusura dell’arbitrato con una conciliazione, teme di non fare in tempo a trascrivere il tutto prima delle ferie. Nel caso, comunque, non cambierebbe nulla: già la lettera è vincolante.

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