Il segnale non è ancora arrivato. George Soros sta aspettando di riceverlo da parte della famiglia Sensi, per poter presentare l’offerta di 210 milioni e quindi intavolare una trattativa per acquistare l’AS Roma. Naturalmente l’attesa del magnate americano non potrà essere eterna. Non siamo all’ultimatum, che non c’è mai stato, ma chiaramente i tempi si stanno accorciando. Soros, peraltro, ha vissuto con una certa irritazione le ultime fasi dell’operazione, su cui sta lavorando Banca Rotschild come advisor, assieme ai legali della famiglia Sensi. Ad irritarlo sono stati i movimenti di Galliani, che avrebbe invitato Rosella Sensi a non cedere la società promettendole in cambio un aiuto sul mercato, il fatto che il suo nome sia uscito pubblicamente e anche il tergiversare di questi ultimi giorni. Per il gruppo Sensi, d’altra parte, si prospetta una occasione irripetibile per migliorare i conti. Il gruppo Italpetroli, infatti, è esposto per 367 milioni di euro con Banca Unicredit, che ne detiene già il 49%. Anche per questo Rosella Sensi non farà passare molto altro tempo prima di dare una risposta.
La volontà dell’amministratore delegato è quella di mantenere un ruolo all’interno di un eventuale futuro assetto societario, anche se, visti i risultati tecnici ed economici degli ultimi anni, in famiglia c’è anche l’idea di poter andare avanti, magari dismettendo altri settori, ma non la Roma. Più convinta, oltre alla stessa Rosella, la madre Maria, meno lo sono le altre due sorelle, Silvia e Maria Cristina. Non vuole separarsi, anche per motivi sentimentali, dalla Roma naturalmente Franco Sensi, per il quale sarebbe comunque pronto un posto come presidente onorario.