Io sto con Damiano

Che internet rappresenti la dimensione comunicativa per antonomasia è fuori di dubbio. Si può dibattere, al massimo, sull’estensione del fenomeno, purché non lo si osanni, né lo si demonizzi, propinando facili qualunquismi. Piuttosto occorre comprenderlo, perchè più lo si comprende più ci si avvicina ad una realtà d’insieme. Può sembrare paradossale che si utilizzi una sorta di "centro sociale universale" per confrontarsi su un tema assolutamente alienante qual è quello della discriminazione razziale, ma non è così. Quale migliore predisposizione ad esorcizzare lo spettro del razzismo, se non l’aspirazione ad un confronto culturale in ottica globale? Quale strumento più utile della rete per diffondere considerazioni personali, in una comunità mai partigiana, ma semplicemente democratica? Non è un caso, dunque, che proprio in rete abbiano fatto notizia le opinioni contrapposte, sciorinate in apparente simultaneità, in ordine al cosiddetto “caso Balotelli”, da due emeriti esponenti dello sport azzurro. Posizione netta ed inequivocabile, quella di Damiano Tommasi, indimenticata “anima candida” giallorossa; uno al quale potevi insegnare tecnica individuale, ma dal quale puoi solo imparare, quando c’è da tirare in ballo valori, principi e buoni sentimenti: “Balotelli? Non è un caso, perché il razzismo nel calcio non esiste. Gli episodi di razzismo sono quelli che si verificano quotidianamente nella società, soprattutto quelli che non vengono mai alla luce”. La replica è del vicepresidente del C.I.O., Mario Pescante, ed ha un tenore decisamente antitetico: “Balotelli? Non dite che non si tratta di razzismo. Non si deve sottovalutare il problema, c’è bisogno di provvedimenti più severi”. Libertà di pensiero, punti di vista disarmonici, in questa specie di segreteria telefonica aperta al mondo, dove sono custoditi i messaggi di tutti. E allora aggiungo il mio. I tifosi non discriminano i neri dai bianchi, ma gli avversari dagli idoli, con questi ultimi destinati a ricevere encomi proporzionati alle abilità personali ed affetto incondizionato. L’avversario è tendenzialmente oggetto di scherno, scherno al quale si sostituisce la volontà di ferire, quando l’antagonista è vittima di un astio patologico. E allora si colpisce dove fa più male. Si esagera, per carità. Si offende, si mortifica, si attacca crudelmente, si infierisce, ma il movente, per capirci, è lo stesso che, in passato, ha indotto la tifoseria senese ad aggredire il nostro Daniele De Rossi nella sfera degli affetti familiari. Il razzismo è un’altra cosa. Qui l’unico colore che conta è quello della maglia e se il colore è quello giusto, perfino i tratti somatici si adattano. Nel circo del pallone si sbaglia per ignoranza, non per intolleranza.

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1 commento su “Io sto con Damiano”

  1. solo perchè si chiama Juve non ha subito nessuna punizione per i cori contro Balotelli…se li facevano ad esempio i tifosi del Chievo o del Siena avrebbero squalificato subito il campo…che vergogna questa nazione!

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