(BLOG AS ROMA – MEA CULPA… – FORZA-ROMA.COM) –
“Credo di aver dimostrato sul campo in questi anni quello che rappresento come calciatore. Il ruolo di leader viene attribuito dal gruppo, dalla gente e non da se stessi. Quindi spesso vengo chiamato per rappresentare la Roma, Roma e il calcio italiano in eventi di varia natura, in particolare con scopi benefici. Non sono io che assurgo a questo ruolo, ma sono gli altri che identificano in me un simbolo che racchiude il calciatore, lo sportivo e l’uomo e io di questo ne sono fiero. Non credo sia una colpa se mi scelgono per fare l’ambasciatore Unicef, o per le iniziative della Fifa per aiutare i bambini”. Questa la frase “incriminata”, nell’ambito di una sacrosanta rivendicazione del rispetto che si deve all’uomo, ancor prima che al calciatore, alla luce di ciò che si è fatto in sedici anni di onoratissima carriera. Guai a chi tocca il Capitano; guai a chi ne mette in discussione capacità e meriti; guai a chi contesta l’adeguatezza di un contratto fuori dalla portata delle casse giallorosse; guai a chi parla a vanvera; guai a chi non lo vuole in Nazionale; guai a chi non riconosce quello che Francesco rappresenta, “il suo ruolo di leader, il suo essere simbolo della Roma, di Roma e del calcio italiano”. Ma, soprattutto, guai a me, che quelle cose avrei voluto dirle, ma non avrei voluto sentirle dire da lui. Guai a me per avere insinuato una manipolazione editoriale. Guai a me per aver rimpianto la semplicità di Francesco, la sua capacità di sdrammatizzare, l’ironia e l’autoironia, la sana “strafottenza” e più di ogni altra cosa, la voglia di rispondere alle critiche sul campo, dove, per me, Checco non è soltanto il simbolo della Roma, di Roma e del calcio italiano, ma è Dio in terra. Ragazzi, quel giornale lì va venduto e qualcuno ci guadagna. Qui non è un problema di contenuti, ma di stile. Continuo a credere che nella concitazione di un post partita, nella familiarità di una conferenza stampa, Francesco avrebbe espresso questi stessi concetti in maniera differente. Invece, è stato confezionato un prodotto che poco si addice alla nobiltà d’animo della nostra Bandiera. Forse sbaglio, sicuramente sbaglio; ma non c’è blasfemia. Sbaglia ugualmente chi legge in questo mio pensiero un attacco al Capitano, laddove si tratta semplicemente del sospetto di un’alterazione della sua immagine. Francè, zittisci tutti, in primis il sottoscritto, già a partire da domenica, perché l’unica cosa che vogliamo ora è ritrovarci uniti di fronte alla tua ennesima magia. E con questo ho fatto mea culpa…