RASSEGNA STAMPA – IL TEMPO
Cento battaglie per il legionario romano, l’unico figlio della capitale capace di arrivare a un traguardo del genere. Domenica sera a San Siro Daniele De Rossi festeggerà la sua centesima partita con la maglia della Nazionale italiana. Sarà il primo calciatore romano a entrare nella classifica degli ultracentenari in fatto di presenze con l’Italia. Buffon, Cannavaro, Maldini, Pirlo e Zoff lo precedono nella speciale graduatoria, con Zoff (112) e Pirlo (113) sicuramente alla portata, e un podio leggermente più distante e ancora tutto da conquistare. Oltre dieci anni colorati con tinte azzurro Savoia, a partire dal settembre del 2004 quando Marcello Lippi lo volle nella sua nuova Nazionale che si apprestava ad affrontare le qualificazioni al Mondiale tedesco del 2006. Il ragazzino di Ostia, cresciuto a pallone e tramonti, non disattese le aspettative del suo allenatore segnando all’esordio contro la Norvegia.
Affondo di Favalli sulla sinistra, cross al centro ed esterno destro del romanista che anticipa Riise e firma il momentaneo pareggio. Fu l’inizio di una storia gloriosa fatta di sacrifici, di battaglie, di contrasti, di gol. Sedici reti in tutto, come Vialli, due in più rispetto al leggendario Gianni Rivera. De Rossi goleador: con la maglia biancoviola dell’Ostiamare il ragazzino biondo gioca come attaccante, il gol fa parte del suo dna. Ci vuol poco a mettersi in mostra, anche perché suo papà Alberto allena le giovanili della Roma. Ma lui, di trasferirsi a Trigoria non ne vuol sapere, preferendo restare coi suoi amici per difendere i colori dei lidensi. Qualche anno dopo cede alle lusinghe giallorosse, sposa la Roma stringendo un legame inscindibile con i colori del suo cuore.
A ventidue anni Viene convocato per la fase finale del Mondiale in Germania. Parte titolare contro il Ghana, ma l’esperienza tedesca si mette subito nel peggiore dei modi: nella seconda sfida contro gli Stati Uniti arriva un cartellino rosso (l’unico in Nazionale n.d.r) per un fallo sullo statunitense Mc Bride: il mediano salta col gomito alto, colpisce l’avversario che diventa una maschera di sangue. Le immagini fanno il giro del mondo, il contatto è energico ma involontario, arrivano quattro giornate di squalifica nonostante la lettera di scuse che il romanista invia alla Fifa.
Il Mondiale tedesco rischia di chiudersi a Kaiserslautern, dopo appena due partite. Ma gli azzurri di Lippi volano in finale contro la Francia, e lui gioca metà partita pur partendo dalla panchina. Entra dopo un’ora al posto di Totti, arriva al centoventesimo fino alla fine dei supplementari e si presenta sul dischetto nel momento più difficile; Trezeguet ha appena colpito la traversa, l’Italia è avanti di un gol. Una rincorsa lunga, che parte dalla linea che delimita l’area di rigore, poi sei passi e un destro che si va a incastonare sotto l’incrocio dei pali come un diamante da mille carati. Barthez ne intuisce a traiettoria, ma la palla accarezza la rete cullando un sogno mondiale che di lì a pochi minuti sarebbe diventato realtà.
È il culmine della sua carriera che aveva già conosciuto la parola trionfo ai tempi dell’Under 21 quando – nel 2004, sempre in Germania – De Rossi vinse il titolo Europeo di categoria segnando nella finalissima il primo dei tre gol con cui la squadra di Gentile superò la selezione di Serbia e Montenegro. Il traguardo delle cento presenze sarà il punto di partenza per andarsi a prendere la storia: Buffon 145, Cannavaro 136, Maldini 126. La strada è ancora tanta, ma non troppa.
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