Luca Carboni: “I brani ribelli della mia gioventù”

Esce oggi “Musiche Ribelli” di Luca Carboni. Un cd di cover molto particolari, dove l’artista bolognese si confronta con classici d’autore anni Settanta di Finardi, Guccini, De Gregori, Bennato, Bertoli, Dalla, Lolli, Battiato e Jannacci.

Com’è nata l’idea? Volevo fare un omaggio ai pezzi che sentivo da ragazzino dai miei fratelli più grandi. Ero affascinato da quei brani, li ho voluti riproporre alla mia maniera.

Un’operazione nostalgia? No. Gli arrangiamenti sono moderni, ma senza stravolgimenti. E gli argomenti sono attualissimi.

Reazione degli interessati? Prima ho mandato loro mp3, sono stati tutti contentissimi. Guccini, col suo vocione, mi ha detto: “Be’, mi piace!”.

A proposito: come mai ha messo la storica “Avvelenata” proprio in chiusura? Mi piaceva la frase: “Ho ancora tante cose da raccontare/ per chi vuole ascoltare/ e a culo tutto il resto”.

Significa che ha molti progetti in cantiere? Sì. Un tour teatrale da marzo, ma sto già lavorando a un disco d’inediti. Che, probabilmente, sarà un po’ più ribelle, visti i tempi che stiamo passando.

Torniamo alle cover: come mai manca De André? Avevo provato con “Via del campo”, ma non veniva bene. Ho scartato anche “Je so’ pazzo” di Pino Daniele, perché il mio napoletano faceva ridere. Manca anche Gaber, peccato.

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