«Non poniamo limiti a niente». Pasquale Marino fa un cenno al sogno. Per il resto meglio restare abbottonati. L’Udinese è prima, e il tranello di sentirsi grandi è dietro l’angolo. Ma il tecnico non si nascode. E poi domani c’è il Genoa: se 2 più 2 fa 4, sarà una partita spettacolo. «Sono contento soprattutto perchè stiamo giocando bene. Noi comunque ci dobbiamo sempre impegnare- dice Marino- Può accadere che il risultato sia frutto anche di episodi ma ciò che mi soddisfa è constatare che la squadra ha raggiunto una maturità superiore a quella dell’anno scorso. Margini di miglioramento? Lo dirà il campo se ce ne sono ancora. Effettivamente dobbiamo ancora affrontare tante squadre forti, vedremo». Anche il Genoa va a mille, sarà il match delle sorprese. «Il Genoa è una squadra molto aggressiva, corre molto, fa tanto movimento anche senza palla. A Milano contro l’Inter ha fatto una grande partita. Il Genoa è in un momento positivo. Può contare oltre che sulle individualità anche su una ottima organizzazione tattica, un modo vincente di affrontare le partite, un gioco aggressivo e spumeggiante. Non hanno più Borriello, ma Milito non è da meno: anche lui non è statico, davanti non è cambiato niente. Vogliamo fare punti. Le partite dell’anno scorso appartengono al passato». Forse non ci sarà Di Natale: «Non si è allenato da domenica scorsa, ha fatto qualcosa a parte. Ha ancora qualche problemino per cui non ha potuto allenarsi con continuità. Valuteremo nella rifinitura la sua disponibilità. Anche Obodo ha qualche acciacco e ha lavorato a parte. Qualche alternanza la devo sempre fare per avere sempre un buon equilibrio di squadra. Qui non ci sono titolari o riserve, non ci sono gerarchie fisse. Motta sta facendo bene, come l’attacco, come tutta la squadra. È importante che ci sia competizione, questo ci consente di stare sempre bene». A Marino non piacciono i riflettori. Ma il primo posto è così: «Va bene prendere tutti i complimenti nella maniera giusta, in modo che diventino stimolo a fare ancora meglio. Non ci devono essere altri tipi di condizionamento. Non poniamo limiti a niente. Pensiamo ad affrontare partita dopo partita. I conti poi si fanno alla fine».