«Piaccia o non piaccia agli imputati non ci sono mai telefonate tra Bergamo o Pairetto con il signor Moratti, o con il signor Sensi o con il signor Campedelli, presidente del Chievo…». Così il pm Giuseppe Narducci liquida la tesi secondo la quale, nell’ambito dei contatti illeciti tra dirigenti, designatori e arbitri emersi dall’inchiesta Calciopoli, ci si troverebbe in fondo di fronte a «sollecitazioni da parte di tutti nei confronti di tutti». Una tesi che è stata sostenuta da alcuni imputati del processo e con la quale, a parere degli inquirenti, si intenderebbe soltanto ridimensionare il ruolo e le responsabilità di quanti sono rimasti coinvolti nella vicenda giudiziaria. A confutare tale versione, più volte proposta anche in commenti e interviste, è stato il pm Narducci nel corso della requisitoria in apertura della prima udienza, davanti al gup Eduardo De Gregorio, del processo nei confronti di 11 imputati che hanno chiesto il rito abbreviato. Una requisitoria che richiederà a Narducci e al pm Filippo Beatrice, almeno altre due udienze a cominciare dal 12 dicembre prossimo. Per il pm napoletano, sono «balle smentite dai fatti» le tesi sull’esistenza di un sistema generalizzato in cui erano tutti a parlare con tutti. Nelle migliaia di intercettazioni, ha sottolineato il magistrato, «ci sono solo quelle persone (gli attuali imputati, ndr), perchè solo quelle colloquiavano con i poteri del calcio». «I cellulari – ha aggiunto – erano intercettati 24 ore su 24: le evidenze dei fatti dicono che non è vero che ogni dirigente telefonava a Bergamo, a Pairetto, a Mazzino o a Lanese: le persone che hanno stabilito un rapporto con questi si chiamano Moggi, Giraudo, Foti, Lotito, Andrea Della Valle e Diego Della Valle». E ciò vale anche per le schede «occulte», cioè le schede sim segrete che Moggi aveva fornito a arbitri e designatori. «Schede del signor Moratti e del signor Sensi non ce ne sono, ci sono invece quelle schede di cui abbiamo parlato», ha affermato Narducci.
(fonte: Ansa)