Rassegna Stampa – La Repubblica – A dare retta alle apparenze non è il caso che domani sera l´Italia tremi. Gli eroi più recenti del calcio nordirlandese restano quelli del primo turno superato a Spagna ´82. Lo stadio, il Windsor Park, è tra i più vetusti d´Europa. E la curva, la Kop Stand, pratica assai bene l´autoironia: “We´re not Brazil, we´re Northern Ireland”, è l´inno, traducibile con “non siamo il Brasile, ma per noi fa lo stesso”. Però Chiellini non si fida dell´Irlanda del Nord ed è il portavoce di uno spogliatoio allarmato: «Questa non è una partita già vinta». Senza tornare alla pagina più nera di tutta la storia azzurra, la mancata qualificazione al Mondiale del ´58, a Belfast cadde ad esempio nel 2005 l´Inghilterra, con Eriksson in panchina e Beckham, Rooney, Gerrard, Lampard e Owen in campo. «Dobbiamo stare molto attenti».
Deve stare così attenta, la Nazionale attesa dal primo serio ostacolo verso Euro 2012, che Prandelli ieri ha catechizzato i suoi prodi: niente svolazzi, nessuna distrazione, massima prontezza nel lanciarsi in ogni spazio utile. Ma soprattutto, attraverso le prove tattiche del 4-3-3 (il modulo col trequartista e due punte è rinviato a martedì prossimo a Genova con la Serbia), ha chiarito che la serata sarà fondamentale nella carriera azzurra di tre giocatori, chiamati a sfatare la rispettiva nomea: Cassano quella di campione che non mette mai la firma sulle partite difficili, De Rossi quella di leader mancato, Borriello quella di centravanti che si smarrisce appena passa le Alpi. È a questo trio che tocca il compito di aiutare l´insostituibile Pirlo: la partita può davvero segnare, nel bene o nel male, il futuro del ciclo Prandelli. La riunione dell´altro ieri tra i senatori, col varo del codice etico del gruppo, ha dato il via anche simbolico alla condivisione del progetto: ora, però, arriva il campo ed è la parte più difficile.
Cassano lo sa, ma non sembra più frenato dall´ansia di un tempo, quella che gli impedì di diventare decisivo nell´Europeo 2008. Da due anni e mezzo aspetta una partita che lo possa consacrare sul serio come n.10 azzurro, nel senso dell´eredità simbolica della maglia: con Estonia e Far Oer ha fatto le prove, ma Windsor Park è l´esame vero. Prandelli intende metterlo nelle condizioni migliori, conservandogli la posizione prediletta in campo. «Antonio, quando parte da sinistra e si accentra, può diventare devastante». Lui, in attesa della Serbia a Marassi, il suo stadio scelto ad hoc dalla Figc, deve ricambiare tanta stima.
Con De Rossi il ct è stato meno carezzevole. «E´ ora che si prenda le responsabilità che spettano a un campione come lui». L´allusione era alle sue superiori qualità tecniche e agonistiche e al Mondiale sudafricano, che poteva essere il suo Mondiale e invece lo ha fatto confondere nel caos della disfatta, come un giocatore qualunque. Per ora sta rispondendo all´appello. Nell´avvio di stagione balbettante della Roma non è stato certo il peggiore, anzi: atleticamente ha retto e tatticamente ha sorretto il centrocampo. Consegnandogli di fatto la copertura di quello azzurro, però, Prandelli non gli lascia vie di mezzo: l´esito della trasferta di Belfast dipende principalmente dall´equilibrio tra fase difensiva e azioni d´attacco.
Borriello è il più motivato: tagliato da Lippi durante il ritiro premondiale del Sestriere e dal Milan per fare posto a Ibrahimovic, utilizzato da Ranieri nella Roma con una parsimonia sulla quale ha eccepito, il centravanti ha già cercato e trovato qualche rivincita, oltre ai bonus sul contratto (presenze e gol in Champions e in campionato). Dopo la dichiarazione ad effetto («io non ho rifiutato la Juve, io ho scelto la Roma»), con i primi gol è riuscito nell´impresa di scalfire il mito di Totti – il dualismo era impensabile – e di riconquistare la Nazionale. Ora la deve conservare: per questo vuole vincere il ballottaggio con Pazzini. C´è un trio tutto da vedere, domani a Windsor Park.