Menez: «Ora gioco e non voglio più uscire di squadra»

Rassegna Stampa – Il Romanista – «Sono titolare alla Roma. E devo continuare a esserlo, perché voglio diventarlo anche della nazionale francese». Menez è uno dei pochi eroi positivi della trasferta in terra longobarda. Ok, non sarà stato il Geremia dei giorni migliori. Ma ogni volta che toccava palla seminava incubi tra gli interisti.

In Francia il suo genio calcistico paragonato a quelli di Nasri e Ben Arfa, enfant prodige della leva 1987. “L’Equipe” aveva spedito apposta per lui un inviato al Meazza e Jeremy ne ha approfittato per spedire dell’altro: un messaggio a Blanc. A colui che ha ereditato la scomoda poltrona di selezionatore de l’equipe de France.

Racconta Menez: «Voglio far parte della nazionale francese. Non ho paura a dirlo. Lavoro per questo. Ho le qualità per riuscirci, lo faccio vedere in campo. E so che Blanc ama il bel gioco». Jeremy è consapevole di avere conquistato i cuori di milioni di tifosi romanisti ammaestrando palloni e danzando a pochi passi dal gol. Soli pochi altri Nureyev del pallone possiedono altrettanta eleganza. «Ora – continua Geremia – sono titolare nella Roma. Ma devo continuare a esserlo perché un giorno voglio
esserlo anche nella Francia»
. Menez si toglie anche qualche sassolino dalle scarpe. Ce l’ha con chi qualche tempo fa ha attaccato, in patria, i suoi coetanei, che poi sono la speranza transalpina in un futuro migliore (e sicuramente lo sono rispetto alla figuraccia mondiale in Sudafrica). «Voglio dire una cosa – accusa -, in Francia noi parliamo tanto delle persone senza sapere nulla di loro. Sappiamo molto bene cosa è stato detto della nostra generazione (gli ’87, ndr), e questo non è un bene. Mostreremo loro chi siamo. Spero che la gente ci appoggerà».

Menez è pronto a dimostrare di essere cresciuto. A Trigoria ha saputo digerire le critiche. I rimproveri. Con Ranieri era arrivato a tanto così dalla rottura del rapporto. La passata stagione, dopo la trasferta di Cagliari, quel gran signore che siede sulla nostra panchina tenendo da una parte la bombetta e dall’altra una sciarpa romanista si autoaccusò. «Ho sbagliato a metterlo», disse Ranieri. Menez aveva risposto alla chiamata a partita in corso con un atteggiamento indolente. «Volevo un giocatore sopraffino come il francese, che facesse gioco là davanti. Tutto è rimasto nei miei pensieri», chiosò il tecnico. Pareva un game over. Giocatore e allenatore invece si parlarono. Si parlarono a tal punto che adesso Jeremy definisce Ranieri «un secondo padre». Per il babbo bis, Menez si è messo a disposizione tout court. Ovunque serva. Geremia vuole fare altrettanto con Blanc. «Non mi importa la posizione. Il ct sa che posso giocare dappertutto. Per esempio, a destra o dietro le punte. Sto dove mi viene detto di stare». Nel 2006, alla vigilia del debutto in nazionale, ci fu uno che disse le stesse cose. Si chiamava Franck Ribery.

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7 commenti su “Menez: «Ora gioco e non voglio più uscire di squadra»”

  1. ha straragione Corsaro nero.. se Jeremy diventa più Cattivo e Deciso.. diventa devastante.. sull'”arte”.. nessuno è più geniale..nemmeno Nasri e Ben Arfa.. serve solo ancora più costanza e anche un po’ di fortuna! Ma è nell’aria che sta per esplodere..

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  2. Sono contento di essermi ricreduto su Menez, d’altronde i miglioramenti dal primo al secondo anno sono stati evidenti ed è giusto evidenziarli!

    Deve solo imparare a giocare di più per la squadra e soprattutto deve essere più CATTIVO e DECISO sottoporta.

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