A volte un gesto, una frase, un modo di esprimere il proprio essere lascia il segno e nonostante si cerca di darne una spiegazione anche il più acuto dell’ingegno umano riesce solo ed esclusivamente ad esaltare il cuore e il coraggio dell’uomo. Philippe Mexes, francese ma romano d’adozione, quel fustaccio soprannominato rugantino che a Roma ha ormai messo radici, nel giro di pochi mesi si è reso protagonista di una viscerale quanto eloquente esaltazione della passione per quei colori: la Roma. Dal pianto in Roma-Sampdoria si è passati qualche giorno fa al rifiuto categorico servito su un piatto alla Juventus che un giorno fece cambiare idea anche a chi della coerenza intellettuale ne ha fatto stile di vita (Capello ndr). Lui ha detto no confidando in un progetto tecnico da parte di Ranieri che lo scorso anno lo escluse ma non per questo si tenne isolato. Mexes è un calciatore che ha dimostrato personalità e carattere nell’accettare che Burdisso facesse il titolare e lui invece a soffrire in quella panchina che spesso è stata protagonista per carica e supporto nella fatidica rimonta all’Inter. La sua esternazione lascia in ogni romanista quel gusto di piacere al cospetto del bianconero “nemico”, il no di Mexes ha lo stesso valore del no di De Rossi e di Totti. Un comportamento che a Roma è talmente apprezzato che viene da lanciare una provocazione lunga quanto il GRA, Philippe è degno della fascia di capitano come De Rossi e Totti, Mexes è uno da Roma e dalla Roma vorrei tanto che non andasse mai via. Un francese a Roma, non è il titolo di un film ma la storia vera di un uomo vero che ama Roma e la sua gente. Permettetemi una previsione da paura: Mexes sarà il miglior acquisto della Roma per la prossima stagione, Simplicio e Adriano mi permetteranno l’esaltazione di chi ha capito cosa significa onorare quella maglia.