Rassegna Stampa – Il Romanista – Cosa ci fa un francese dietro a un tandem Italia-Brasile? Mon dieu, la Roma. Terzo giorno di lavoro, Ranieri divide le squadre. Fratini gialli contro fratini bianchi, Scardina-Vucinic-Okaka contro l’inedito trio Adriano-Menez-Totti. Azzardi di inizio preparazione o progetti su più larga scala? Aspettate a chiamarlo il Ad-Me-To. Però è un’idea, e pure affascinante. Ranieri l’ha buttata lì. E dai, facciamolo. Quindici minuti di partitella, qualche scambio, un abbozzo di test. L’impressione, che magari sarà confortata nelle successivi apparizioni, è che di esperimenti là davanti se ne possano fare davvero parecchi. Cosa succede se aggiungi la fantasia di Menez alla potenza e alla classe di due superbi finalizzatori come Adriano e Totti? Risposta: di tutto. Jeremy e la creatività al potere, è il corto circuito della logica, è l’uomo che ti può saltare la difesa avversaria, e già che ci sta pure il portiere. Non per niente è stato benedetto da Zidane. Dall’icona della fantasia, o della pazzia, dipende se in giro c’è Materazzi. «È un talento, è un giovane, è un po’ come Cassano. Ma deve giocare», disse una volta Zizou. Giocare, sì. Non resta che capire dove. Ranieri ci ha messo un po’, perché i genietti di Eupalla non sono mica facili da prendere.
Ma alla fine è riuscito a inquadrarlo. A strappare Jeremy da un divorzio anticipato dai colori che indossa. A trasformare in oro i furori giovanili di chi, nato nelle banlieue, è abituato dalla nascita ad azzannare piuttosto che a ricevere carezze. Missione riuscita. Ranieri ha trascorso una mezza stagione di incomprensioni e un’altra mezza a goderselo. Tecnico e giocatore andarono a un passo dalla rottura dopo Cagliari-Roma. «Menez non ha giocato bene – spiegò il tecnico – se avessi saputo che mi avrebbe offerto questa prestazione, non lo avrei messo». La volta dopo, era Roma-Chievo, non lo convocò apposta. Poi, la frattura si ricompose. Tanto che prima di un’altra fatidica (e amara) tappa di campionato, Roma-Samp, Jeremy raccontò a “France Football”: «Quattro mesi fa abbiamo avuto una bella litigata, io e Ranieri. Abbiamo messo le carte in tavola e soprattutto lui mi ha detto che credeva in me. Io forse avevo bisogno di sentire quelle parole. So che ho delle qualità, ma avevo bisogno di crescere mentalmente. Ho vissuto la mia prima esperienza all’estero a 22 anni, ho preso coscienza di certe cose e ormai mi diverto». Vero. Tanto vero che Ranieri, adesso, se lo coccola. «Potrei giocare a destra, al centro o a sinistra», disse in quella intervista Menez. Da allora, in fondo, è cambiato poco. Prima orbitava dietro a un Numero Uno, adesso dietro a un Imperatore.