Unicredit, un consulente terzo per vendere Italpetroli

Rassegna Stampa – Il messaggero – Non è previsto nessun ”esproprio” di Italpetroli da parte di Unicredit intestandosi i beni della famiglia Sensi per venderli e rientrare dei 325 milioni di euro di crediti più gli interessi maturati finora. La proposta della banca di piazza Cordusio per addivenire alla conciliazione richiesta dal presidente del collegio arbitrale Cesare Ruperto che ponga fine al lungo braccio di ferro, secondo quanto risulta a Il Messaggero, sarebbe la nomina di un advisor, cioè un consulente terzo che abbia il mandato irrevocabile di vendere gli asset di Italpetroli. A cominciare dalla Roma calcio. Questa proposta esaminata nei giorni scorsi dagli avvocati delle parti (Francesco Carbonetti e Valerio Di Gravio per Unicredit, Agostino Gambino per i Sensi) dovrebbe essere discussa nella mattinata di oggi fra un top manager di Unicredit corporate banking guidato da Piergiorgio Peluso e Rosella Sensi nello studio di Ruperto, alla presenza dei due arbitri Enrico Gabrielli e Romano Vaccarelli. L’avvento di un ”terzo” indipendente (individuato nel prof Attilio Zimatore) munito dello stesso incarico che si insediava al vertice di Roma 2000, la controllante del club giallorosso, per vendere la squadra, era stato tentato da Unicredit l’estate scorsa. Ma i Sensi temporeggiarono sulle modalità del mandato e non se ne fece nulla. Ora dopo tentativi di accordo (falliti) e iniziative giudiziarie (impugnativa del bilancio, decreti ingiuntivi) – neutralizzate con l’arbitrato promosso dai Sensi per contestare il recesso dell’accordo sul debito fatto dalla banca – la possibilità di trovare finalmente una soluzione viene affidata alla scelta di un ”indipendente” cui Italpetroli (51% Sensi, 49% Unicredit) attribuisca il compito di vendere. Che è poi il contenuto dei due precedenti accordi raggiunti da Italpetroli nel 2004 con Banca di Roma e a luglio 2008 con Unicredit (che ha incorporato il gruppo romano) rimasti sulla carta. Senza che Unicredit vedesse «nemmeno un euro rimborsato» come scrive nelle carte ufficiali. Termini, forme, tempi, modalità del mandato e soprattutto chi dovrà vendere i beni – dalle attività oil & gas, alla Roma calcio, agli immobili (tranne alcuni come Villa Pacelli, l’abitazione della famiglia Sensi) dovranno essere definiti. Per il principale creditore dovrà essere una procedura trasparente e inequivocabile di gestione ordinata delle dismissioni e col ricavato rientrare delle proprie esposizioni ma anche rimborsare gli oltre 80 milioni di debiti con Mps. E Unicredit vuole una procedura di trasparenza anche nei confronti delle autorità di mercato, come la Consob, visto che la As Roma è quotata in Borsa. Ma secondo la normativa (art. 106, 5° comma del testo unico sulla finanza coordinato con l’art 49 del regolamento Emittenti), nei casi di ristrutturazione del debito non si dà luogo all’opa. Oggi comunque la partita fra Unicredit e Italpetroli non potrà finire pari: in caso di mancato accordo gli arbitri tireranno dritto sul lodo. E se vincerà Unicredit rivivranno i decreti ingiuntivi con la vendita degli asset.

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