Rassegna Stampa – Il Messaggero – A tutto campo, come si conviene a un mediano della sua portata. L’Italia, il Mondiale, la Padania e anche la Roma nel mirino di Daniele De Rossi.
Come sta l’Italia?
«Sta crescendo secondo copione, dopo aver fatto un buon lavoro di preparazione: miglioriamo di partita in partita e questo ci rende ottimisti per i prossimi impegni».
Riflessioni a mente fredda sull’esordio con il Paraguay?
«Non è stata una falsa partenza: abbiamo affrontato da squadra vera un avversario molto quotato; c’è mancato qualcosa, certo, ma la prestazione non la butto via».
Cosa è mancato?
«Siamo stati poco pungenti, poco cattivi in fase di finalizzazione, c’è mancato l’ultimo passaggio».
I numeri dicono che l’Italia soffre di mal di gol.
«Contano i risultati, non chi segna. In Germania abbiamo vinto senza avere il Paolo Rossi della situazione. E al Mondiale, ormai, non ci sono più le partite che finiscono sei, sette a zero. C’è molto più equilibrio, perché chiunque sta qui si gioca la vita».
C’è da rivedere il sistema di gioco?
«Conta l’atteggiamento, non il modulo. Il calcio attuale è molto poco legato ai numeri: si può giocare un 4-4-2 iperoffensivo o un 3-4-3 con gli esterni bassi, ma la differenza la farà sempre l’atteggiamento degli interpreti».
Domani la Nuova Zelanda.
«La conosco pochissimo, so che ha giocatori molto prestanti fisicamente ma, al di là di questo, l’Italia tecnicamente è superiore. E per questo non dovrà snaturare le proprie caratteristiche. Ci mancherebbe altro…».
In Italia ci sarà chi tiferà New Zealand…
«Se l’altra sera fossero stati dieci milioni, sarebbe stato un conto. Ma dato che stiamo parlando di una emittente così piccola (Radio Padania, ndi)… Vuol dire che quando la Padania farà i mondiali, noi tiferemo contro».
De Rossi, per l’Italia sarebbe una delusione se?
«Delusione assoluta se non passassimo il turno; delusione anche se venissimo eliminati agli ottavi. Al contrario, arrivare in semifinale sarebbe un obiettivo realistico. Poi, quando sei tra le prime quattro, può succedere di tutto».
Cosa significherebbe perdere contro la Nuova Zelanda?
«Andare a casa o quasi. Sarebbe come se la Nuova Zelanda uscisse al primo turno del mondiale di rugby…».
Per vincere il girone potrebbe contare la differenza-reti…
«Ci penseremo più avanti, magari dopo aver vinto la prima partita. Intanto, seguo con attenzione il cammino della Spagna, che reputo la Nazionale più completa: non sarebbe male se non arrivasse prima, allontanandosi dall’Italia…».
Quanto pesa l’assenza di Pirlo?
«Stiamo parlando del giocatore più talentuso, più geniale dell’Italia quindi è normale che uno come lui ci manca. Ma Montolivo, bel piede, visione di gioco e buona fase difensiva, gli somiglia moltissimo».
Si sente, come aveva pronosticato Totti, sotto la lente d’ingrandimento perché romano?
«Anche se a qualcuno la mia romanità può pesare, credo che le polemiche che mi hanno accompagnato siano state dovute al fatto che io dico sempre quello che penso. E’ il mio carattere, non lo cambio».
Novità da Roma?
«Nessuna. La società continua a rispedire al mittente eventuali offerte, come ha confermato per l’ennesima volta due giorni fa Rosella Sensi».
Ci saranno problemi per il nuovo contratto?
«Se la Sensi ha detto che non mi muovo da Roma, non credo che l’abbia detto riferendosi fino alla fine del contratto ma in assoluto. Io con la società non ho alcun tipo di problema. Quando ci sarà da parlare di contratto, ne parleremo. L’altra volta ci abbiamo messo dieci giorni per trovare l’accordo. Io non devo andare incontro a nessuno e viceversa. Fiducioso? No, sono tranquillo».