Claudio Ranieri: “Prendiamo solo campioni”

Rassegna Stampa – Il Romanista – Non si tira mai indietro, Claudio Ranieri, soprattutto quando si tratta di fare del bene al prossimo. Per questo motivo ieri sera era a Modena, allo stadio Braglia, seduto sulla panchina del Telethon Team, una sorta di Nazionale del mondo dello sport che ha affrontato per beneficenza la Nazionale cantanti nel “Derby del Cuore”. Non sarà la Nazionale italiana, ma per quella c’è ancora tempo. Non si tira indietro, Claudio Ranieri, nemmeno quando gli chiediamo di parlare della Roma, del suo futuro e di quella che è stata la stagione appena conclusa. Una stagione senza nemmeno un trofeo ma ricchissima di soddisfazioni dal punto di vista personale, dove l’orgoglio più grande è stato quello di essere riuscito a riportare i tifosi all’Olimpico e in trasferta. E’ abbronzato, Ranieri, merito di qualche giorno di riposo trascorso al mare «che mi ha lasciato senza voce» per smaltire la delusione per un campionato finito nel modo sbagliato. Una chiacchierata di qualche minuto, prima dell’inizio del Derby del Cuore e dopo la sua visita a Maranello alla scuderia della Ferrari.

Ranieri, non vorrà mica cambiare sport? No, no. Sto benissimo nel calcio, la Formula Uno mi piace guardarla. La panchina del Team Telethon non sarà quella della Nazionale,ma è pur sempre prestigiosa. Una volta, quando ero ancora in Inghilterra, ho allenato la Nazionale dei cantanti inglesi. Musica di alto livello Beh, c’era gente come Eric Clapton e Rod Stewart, mica gente da poco. Sulla panchina della Nazionale italiana, invece, c’è finito Cesare Prandelli. E’ la persona giusta al posto giusto. E’ un ottimo tecnico, anche se il mestiere del selezionatore è tutt’altra cosa rispetto a quello dell’allenatore ma Cesare sicuramente farà bene.

Questi giorni al mare sono serviti a smaltire la delusione per la fine del campionato?
Non c’è delusione. Sapevamo che stavamo lottando contro una potenza, molto ma molto più grossa della nostra, costruita per vincere tutto. E infatti hanno vinto tutto, per cui bisogna
fargli i complimenti. Sembra di capire che lei è comunque soddisfatto. Sono contento perché partendo da zero questa squadra ha saputo fare delle cose belle.
 

Quali?
Ogni volta che è caduta si è saputa rialzare. E questo è importante perché significa che la squadra ha carattere e determinazione. E poi siamo riusciti a riportare tanti tifosi a sognare fino all’ultimo secondo. Famiglie intere ci hanno seguito in casa e in trasferta, a Bari, a Parma, a Verona fino all’ultimo. Questa squadra ha ravvivato il campionato. A Fiumicino ad attendervi erano in 2.000. Chi non è romano non riesce a capire queste cose, quanto bene si vuole a questa squadra. La via è quella giusta, bisogna lottare dal primo all’ultimo secondo e il popolo romanista capisce che nello sport le cose possono andare bene o male, che può esserci qualcuno più forte. C’è l’onore delle armi, ma noi dobbiamo lottare sempre. Dal primo all’ultimo minuto.

Domani (oggi n.d.r.) i gruppi della Sud saranno a Trigoria per salutare la squadra ma anche per protestare contro la Tessera deltifoso.
Con la tessera del tifoso io non so quante famiglie potranno seguire la squadra in trasferta. Magari ci sono alcuni tifosi che pensano di non seguire la squadra in trasferta ma poi vengono pervasi da quell’amore per la squadra che li ha saputi trascinare. E se non hanno la Tessera del tifoso perché non possono andare? Le società possono solo adeguarsi, è il Ministero che decide. Credo che andrebbe rivista, bisogna pensarci bene. Non possiamo svantaggiare i tifosi che veramente vogliono bene alla squadra. I nostri tifosi in questa stagione hanno fatto vedere quanto tengono a questi colori, con quanto amore hanno seguito la nostra squadra. Posso capire chi ha deciso di introdurre questa Tessera, però pensiamoci bene prima di applicarla.
 

A Roma tutti si chiedono quando si incontrerà con Rosella Sensi.
Noi ci parliamo sempre, non ci deve stare un incontro vero e proprio. I programmi sono quelli di quando sono venuto. Dobbiamo far combaciare l’euro, il centesimo, ma questo si sa. La società ha sempre operato per il bene, adesso vedremo quanto si potrà investire. In più ci saranno quei ragazzi che il prossimo anno non ci saranno più e con i soldi di quelle cessioni si potrà fare qualcosa in più. Ma questo credo che sia l’orientamento di un po’ tutte le società, perché le risorse economiche non sono tante nemmeno da altre parti.
 

La dottoressa Sensi si è sbilanciata nei suoi confronti. Ha detto che lei ha una marcia in più proprio perché è romano.
Io la ringrazio ma cerco sempre di fare il massimo per la squadra. Tutto quello che faccio, lo faccio in relazione alla squadra. Speriamo che anche il prossimo anno si possa sognare un’altra volta, questo dipende anche dagli investimenti che faremo, dai giocatori che porteremo. Anche perché il prossimo anno dovremo lottare su tre fronti, Campionato, Champions League e Coppa Italia, quindi è importante avere una rosa competitiva. Nei limiti del possibile.
 

Stasera (ieri n.d.r.) il direttore sportivo Pradè parte per il Brasile. La missione è riportare a casa Adriano. Può essere la sua scommessa?
Non voglio parlare di ogni singolo atleta, perché sennò non si finisce mai. Quando sarà finita la campagna acquisti e ci ritroveremo a Trigoria, allora potremo fare un bilancio di tutte le operazioni. Adesso è prematuro perché quello che sembra certo adesso, tra un’ora non vale più. Aspettiamo. Lei comunque aveva fatto un identikit dei possibili acquisti. Devono essere giocatori che in campo danno sempre il massimo, che
escono con la maglia sudata. Noi andiamo a cercare innanzitutto campioni, perché nel calcio si vince con i campioni. L’Inter senza i campioni non avrebbe vinto, perché i campioni fanno la differenza.
 

E’ arrivato a Roma tra le perplessità, ora non la vorrebbero mandare più via. Ha
conquistato tutti.

Sono stato accolto dalla famiglia Sensi, da Pradè, da Bruno Conti a braccia aperte. Ho trovato una famiglia disponibile, per me va benissimo così. Quando sono arrivato avevo il contratto per questo e per il prossimo anno; voglio fare bene nella prossima stagione e poi vediamo cosa saremo capaci di fare.
 

Dalla sua prima giornata a Siena fino a Verona sembrano quasi due campionati differenti. Ha rivoltato la Roma.
C’erano degli ottimi presupposti, c’erano dei giocatori che avevano voglia di reagire. Sta
sempre tutto lì, nella motivazione che anima i calciatori.
 

C’è stata una partita della svolta. Una in cui avete detto “ci siamo anche noi, ce la
possiamo fare”?

Io quando ho preso in mano la squadra ho pensato solo a lavorare, cercando di essere sempre positivo. Se vi ricordate le mie prime interviste dicevo di vedere il bicchiere sempre mezzo pieno e mai mezzo vuoto. Ho cercato di fare sempre il massimo: non c’è stata una partita, ma 24 partite bellissime e intense. Avere una continuità del genere ci ha dato la forza di arrivare fino in fondo.
 

Lei non parla mai di arbitri, ma nella stagione ci sono stati episodi che hanno penalizzato la sua squadra.
Ci sono stati, è evidente, ma i torti sono stati fatti anche ad altre squadre. Noi dobbiamo cercare, nel limite del possibile, di aiutare Collina perché lui ha avuto un compito molto complicato. Sta tirando fuori degli arbitri, alcuni sono molto in gamba e altri magari non sono ancora pronti per la serie A ma poi sarà lui a depennarli dalla sua lista. Comunque non è facile, credetemi.
 

De Rossi è uomo mercato. Sono molte le società pronte a fare offerte faraoniche alla Roma e al giocatore.
De Rossi non va da nessuna parte.
 

Siamo tranquilli?
Sì sì. Lui non vuole andare da nessuna parte. E’ il nostro fiore all’occhiello, lui e il capitano sono i nostri punti di riferimento e devono restare tali.
 

A proposito del capitano. Com’è il suo rapporto con Totti? Perché in molti sono pronti a giurare che Francesco non abbia preso benissimo le ultime esclusioni.
E’ ottimo. Non scherziamo, ci saranno ancora quattro anni per stare insieme.
 

Significa che anche lei rimarrà per altri quattro anni?
Speriamo. Non dipende da me. Abbiamo parlato di scommesse.Menez è una sua scommessa vinta, ora è un giocatore diverso rispetto a qualche mese fa. Ha cambiato radicalmente il suo modo di giocare, ora deve trovare solamente la continuità che è basilare nel campionato italiano. Io sono fiducioso perché lui le qualità ce l’ha, l’importante è che sia sempre convinto della bontà delle cose che gli dico. Lui può essere veramente
un giocatore importante per il futuro della Roma.
 

Un’altra scommessa vinta è Julio Sergio.
Ha saputo aspettare il momento giusto. Io ho sempre detto che non guardo né nomi né cognomi per fare la formazione. Io voglio giocatori che facciano squadra, non sto allenando un individuo ma una squadra che è composta da molti individui.
 

Doni potrebbe partire?
Credo che Doni qui a Roma abbia ormai fatto il suo tempo. Lui è un ottimo portiere e credo che molto sia dovuto all’infortunio che ha patito l’anno scorso prima dell’operazione. Lui si è sacrificato per la squadra, è rimasto in campo anche quando non stava bene e forse proprio questo lo ha condizionato. Ha incamerato dei difetti strutturali per difendere il ginocchio infortunato, in questa stagione ha lavorato per rimettersi nella normalità. Sono convinto che andando via da Roma farà veramente una grossa stagione.
 

Cicinho e Baptista potrebbero seguirlo?
Vediamo. Il portiere è un ruolo particolare, per questo ne ho parlato.
 

Toni rimarrà?
Toni ci ha dato una grossa mano, ha fatto benissimo. Poi bisogna vedere alcuni incastri di mercato. Stiamo cercando di comporre un puzzle, quindi dobbiamo cercare di valutare bene tutto.
 

Se andrà via quindi non sarà per motivi tecnici?
Non c’è mai solo un motivo, ma bisogna fare una serie di valutazioni che poi fanno pendere l’ago della bilancia da una parte o dall’altra.
 

Quando è arrivato a Roma si diceva che le sue squadre giocano solo col 4-4-2. Invece la Roma ha giocato in tanti modi diversi.
Le etichette le dà chi non capisce niente di calcio. Io nel 1989 ero l’unico in Italia che cambiava i sistemi di gioco nella stessa partita. Nel 1990 mi ci sono salvato col Cagliari, adesso lo fanno tutti. Chi mi ha dato quell’etichetta, e soprattutto chi l’ha ripresa, è un somaro. Non è colpa mia.
 

Perrotta in un’intervista al Messaggero ha detto “Il mio ciclo alla Roma era finito, poi è arrivato Ranieri ed è cambiato tutto”.
E’ bello sentire queste parole. Anche perché Simone è uno di quei giocatori generosi, che dà tutto quello che ha. Gli ho cambiato spesso ruolo e lui per il bene della squadra si è sempre sacrificato, a costo di fare brutte figure. Io lo devo solo ringraziare.
 

Mourinho andrà al Real Madrid.
Ci mancherà. Mancherà al calcio italiano, mancherà a voi giornalisti. E’ stato un bel personaggio.

Magari vi rincontrerete in ChampionsLeague.
Magari, sarebbe bello.
 

Del calcio di Totti a Balotelli se ne è parlato fin troppo.
L’errore ci sta, ma proprio perché si trattava di Totti in molti hanno parlato a sproposito. Se Francesco avesse fatto il gesto che ha fatto Chivu, tutti avrebbero visto il suo gesto e non quello del romeno.
 

Lazio-Inter è stata una partita regolare?
Ne abbiamo già discusso. Parlare di Lazio-Inter è come rimuovere una certa sostanza, più ne levi e più ti cade addosso.
 

Sulla Nazionale. Lippi durante la stagione ha fatto tanti complimenti alla sua squadra poi ha convocato solo De Rossi.
Meglio così.
 

Siete pronti a ripartire?
Siamo prontissimi. La Roma ci sarà come c’è stata quest’anno, vogliamo esserci fino alla fine.

IL ROMANISTA (G. PIACENTINI) – Non si tira mai indietro, Claudio Ranieri, soprattutto quando si tratta di fare del bene al y prossimo. Per questo motivo ieri sera era a Modena, allo stadio Braglia, seduto sulla panchina
del Telethon Team, una sorta di Nazionale del mondo dello sport che ha affrontato per beneficenza la Nazionale cantanti nel “Derby del Cuore”. Non sarà la Nazionale italiana, ma per quella c’è ancora tempo. Non si tira indietro, Claudio Ranieri, nemmeno quando gli chiediamo di parlare della Roma, del suo futuro e di quella che è stata la stagione appena conclusa. Una stagione senza nemmeno un trofeo ma ricchissima di soddisfazioni dal punto di vista personale, dove l’orgoglio più grande è stato quello di essere riuscito a riportare i tifosi all’Olimpico e in trasferta. E’ abbronzato, Ranieri, merito di qualche giorno di riposo trascorso al mare «che mi ha lasciato senza voce» per smaltire la delusione per un campionato finito nel modo sbagliato. Una chiacchierata di qualche minuto, prima dell’inizio del Derby del Cuore e dopo la sua visita a Maranello alla scuderia della Ferrari.

Ranieri, non vorrà mica cambiare sport? No, no. Sto benissimo nel calcio, la Formula Uno mi piace guardarla. La panchina del Team Telethon non sarà quella della Nazionale,ma è pur sempre prestigiosa. Una volta, quando ero ancora in Inghilterra, ho allenato la Nazionale dei cantanti inglesi. Musica di alto livello Beh, c’era gente come Eric Clapton e Rod Stewart, mica gente da poco. Sulla panchina della Nazionale italiana, invece, c’è finito Cesare Prandelli. E’ la persona giusta al posto giusto. E’ un ottimo tecnico, anche se il mestiere del selezionatore è tutt’altra cosa rispetto a quello dell’allenatore ma Cesare sicuramente farà bene.

Questi giorni al mare sono serviti a smaltire la delusione per la fine del campionato?
Non c’è delusione. Sapevamo che stavamo lottando contro una potenza, molto ma molto più grossa della nostra, costruita per vincere tutto. E infatti hanno vinto tutto, per cui bisogna
fargli i complimenti. Sembra di capire che lei è comunque soddisfatto. Sono contento perché partendo da zero questa squadra ha saputo fare delle cose belle.
 

Quali?
Ogni volta che è caduta si è saputa rialzare. E questo è importante perché significa che la squadra ha carattere e determinazione. E poi siamo riusciti a riportare tanti tifosi a sognare fino all’ultimo secondo. Famiglie intere ci hanno seguito in casa e in trasferta, a Bari, a Parma, a Verona fino all’ultimo. Questa squadra ha ravvivato il campionato. A Fiumicino ad attendervi erano in 2.000. Chi non è romano non riesce a capire queste cose, quanto bene si vuole a questa squadra. La via è quella giusta, bisogna lottare dal primo all’ultimo secondo e il popolo romanista capisce che nello sport le cose possono andare bene o male, che può esserci qualcuno più forte. C’è l’onore delle armi, ma noi dobbiamo lottare sempre. Dal primo all’ultimo minuto.

Domani (oggi n.d.r.) i gruppi della Sud saranno a Trigoria per salutare la squadra ma anche per protestare contro la Tessera deltifoso.
Con la tessera del tifoso io non so quante famiglie potranno seguire la squadra in trasferta. Magari ci sono alcuni tifosi che pensano di non seguire la squadra in trasferta ma poi vengono pervasi da quell’amore per la squadra che li ha saputi trascinare. E se non hanno la Tessera del tifoso perché non possono andare? Le società possono solo adeguarsi, è il Ministero che decide. Credo che andrebbe rivista, bisogna pensarci bene. Non possiamo svantaggiare i tifosi che veramente vogliono bene alla squadra. I nostri tifosi in questa stagione hanno fatto vedere quanto tengono a questi colori, con quanto amore hanno seguito la nostra squadra. Posso capire chi ha deciso di introdurre questa Tessera, però pensiamoci bene prima di applicarla.
 

A Roma tutti si chiedono quando si incontrerà con Rosella Sensi.
Noi ci parliamo sempre, non ci deve stare un incontro vero e proprio. I programmi sono quelli di quando sono venuto. Dobbiamo far combaciare l’euro, il centesimo, ma questo si sa. La società ha sempre operato per il bene, adesso vedremo quanto si potrà investire. In più ci saranno quei ragazzi che il prossimo anno non ci saranno più e con i soldi di quelle cessioni si potrà fare qualcosa in più. Ma questo credo che sia l’orientamento di un po’ tutte le società, perché le risorse economiche non sono tante nemmeno da altre parti.
 

La dottoressa Sensi si è sbilanciata nei suoi confronti. Ha detto che lei ha una marcia in più proprio perché è romano.
Io la ringrazio ma cerco sempre di fare il massimo per la squadra. Tutto quello che faccio, lo faccio in relazione alla squadra. Speriamo che anche il prossimo anno si possa sognare un’altra volta, questo dipende anche dagli investimenti che faremo, dai giocatori che porteremo. Anche perché il prossimo anno dovremo lottare su tre fronti, Campionato, Champions League e Coppa Italia, quindi è importante avere una rosa competitiva. Nei limiti del possibile.
 

Stasera (ieri n.d.r.) il direttore sportivo Pradè parte per il Brasile. La missione è riportare a casa Adriano. Può essere la sua scommessa?
Non voglio parlare di ogni singolo atleta, perché sennò non si finisce mai. Quando sarà finita la campagna acquisti e ci ritroveremo a Trigoria, allora potremo fare un bilancio di tutte le operazioni. Adesso è prematuro perché quello che sembra certo adesso, tra un’ora non vale più. Aspettiamo. Lei comunque aveva fatto un identikit dei possibili acquisti. Devono essere giocatori che in campo danno sempre il massimo, che
escono con la maglia sudata. Noi andiamo a cercare innanzitutto campioni, perché nel calcio si vince con i campioni. L’Inter senza i campioni non avrebbe vinto, perché i campioni fanno la differenza.
 

E’ arrivato a Roma tra le perplessità, ora non la vorrebbero mandare più via. Ha
conquistato tutti.

Sono stato accolto dalla famiglia Sensi, da Pradè, da Bruno Conti a braccia aperte. Ho trovato una famiglia disponibile, per me va benissimo così. Quando sono arrivato avevo il contratto per questo e per il prossimo anno; voglio fare bene nella prossima stagione e poi vediamo cosa saremo capaci di fare.
 

Dalla sua prima giornata a Siena fino a Verona sembrano quasi due campionati differenti. Ha rivoltato la Roma.
C’erano degli ottimi presupposti, c’erano dei giocatori che avevano voglia di reagire. Sta
sempre tutto lì, nella motivazione che anima i calciatori.
 

C’è stata una partita della svolta. Una in cui avete detto “ci siamo anche noi, ce la
possiamo fare”?

Io quando ho preso in mano la squadra ho pensato solo a lavorare, cercando di essere sempre positivo. Se vi ricordate le mie prime interviste dicevo di vedere il bicchiere sempre mezzo pieno e mai mezzo vuoto. Ho cercato di fare sempre il massimo: non c’è stata una partita, ma 24 partite bellissime e intense. Avere una continuità del genere ci ha dato la forza di arrivare fino in fondo.
 

Lei non parla mai di arbitri, ma nella stagione ci sono stati episodi che hanno penalizzato la sua squadra.
Ci sono stati, è evidente, ma i torti sono stati fatti anche ad altre squadre. Noi dobbiamo cercare, nel limite del possibile, di aiutare Collina perché lui ha avuto un compito molto complicato. Sta tirando fuori degli arbitri, alcuni sono molto in gamba e altri magari non sono ancora pronti per la serie A ma poi sarà lui a depennarli dalla sua lista. Comunque non è facile, credetemi.
 

De Rossi è uomo mercato. Sono molte le società pronte a fare offerte faraoniche alla Roma e al giocatore.
De Rossi non va da nessuna parte.
 

Siamo tranquilli?
Sì sì. Lui non vuole andare da nessuna parte. E’ il nostro fiore all’occhiello, lui e il capitano sono i nostri punti di riferimento e devono restare tali.
 

A proposito del capitano. Com’è il suo rapporto con Totti? Perché in molti sono pronti a giurare che Francesco non abbia preso benissimo le ultime esclusioni.
E’ ottimo. Non scherziamo, ci saranno ancora quattro anni per stare insieme.
 

Significa che anche lei rimarrà per altri quattro anni?
Speriamo. Non dipende da me. Abbiamo parlato di scommesse.Menez è una sua scommessa vinta, ora è un giocatore diverso rispetto a qualche mese fa. Ha cambiato radicalmente il suo modo di giocare, ora deve trovare solamente la continuità che è basilare nel campionato italiano. Io sono fiducioso perché lui le qualità ce l’ha, l’importante è che sia sempre convinto della bontà delle cose che gli dico. Lui può essere veramente
un giocatore importante per il futuro della Roma.
 

Un’altra scommessa vinta è Julio Sergio.
Ha saputo aspettare il momento giusto. Io ho sempre detto che non guardo né nomi né cognomi per fare la formazione. Io voglio giocatori che facciano squadra, non sto allenando un individuo ma una squadra che è composta da molti individui.
 

Doni potrebbe partire?
Credo che Doni qui a Roma abbia ormai fatto il suo tempo. Lui è un ottimo portiere e credo che molto sia dovuto all’infortunio che ha patito l’anno scorso prima dell’operazione. Lui si è sacrificato per la squadra, è rimasto in campo anche quando non stava bene e forse proprio questo lo ha condizionato. Ha incamerato dei difetti strutturali per difendere il ginocchio infortunato, in questa stagione ha lavorato per rimettersi nella normalità. Sono convinto che andando via da Roma farà veramente una grossa stagione.
 

Cicinho e Baptista potrebbero seguirlo?
Vediamo. Il portiere è un ruolo particolare, per questo ne ho parlato.
 

Toni rimarrà?
Toni ci ha dato una grossa mano, ha fatto benissimo. Poi bisogna vedere alcuni incastri di mercato. Stiamo cercando di comporre un puzzle, quindi dobbiamo cercare di valutare bene tutto.
 

Se andrà via quindi non sarà per motivi tecnici?
Non c’è mai solo un motivo, ma bisogna fare una serie di valutazioni che poi fanno pendere l’ago della bilancia da una parte o dall’altra.
 

Quando è arrivato a Roma si diceva che le sue squadre giocano solo col 4-4-2. Invece la Roma ha giocato in tanti modi diversi.
Le etichette le dà chi non capisce niente di calcio. Io nel 1989 ero l’unico in Italia che cambiava i sistemi di gioco nella stessa partita. Nel 1990 mi ci sono salvato col Cagliari, adesso lo fanno tutti. Chi mi ha dato quell’etichetta, e soprattutto chi l’ha ripresa, è un somaro. Non è colpa mia.
 

Perrotta in un’intervista al Messaggero ha detto “Il mio ciclo alla Roma era finito, poi è arrivato Ranieri ed è cambiato tutto”.
E’ bello sentire queste parole. Anche perché Simone è uno di quei giocatori generosi, che dà tutto quello che ha. Gli ho cambiato spesso ruolo e lui per il bene della squadra si è sempre sacrificato, a costo di fare brutte figure. Io lo devo solo ringraziare.
 

Mourinho andrà al Real Madrid.
Ci mancherà. Mancherà al calcio italiano, mancherà a voi giornalisti. E’ stato un bel personaggio.

Magari vi rincontrerete in ChampionsLeague.
Magari, sarebbe bello.
 

Del calcio di Totti a Balotelli se ne è parlato fin troppo.
L’errore ci sta, ma proprio perché si trattava di Totti in molti hanno parlato a sproposito. Se Francesco avesse fatto il gesto che ha fatto Chivu, tutti avrebbero visto il suo gesto e non quello del romeno.
 

Lazio-Inter è stata una partita regolare?
Ne abbiamo già discusso. Parlare di Lazio-Inter è come rimuovere una certa sostanza, più ne levi e più ti cade addosso.
 

Sulla Nazionale. Lippi durante la stagione ha fatto tanti complimenti alla sua squadra poi ha convocato solo De Rossi.
Meglio così.
 

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