Roma, meriti solo applausi

Rassegna Stampa – Il Messaggero – Applausi. Solo quelli. Le mani che si alzano, quasi ventitremila persone in piedi a batterle. Gesto vero e puro che c’entra poco con il nostro calcio, in sintonia con la Roma stanca ma felice di sentire, nel giorno più triste, quella musica che sembra non finire mai. Come la sfida con l’Inter, come il campionato che però termina qui, in Veneto: ancora un secondo posto, il quarto degli ultimi cinque anni, sicuramente il più appassionante.

Alle 16 e 54, sotto il sole caldo della terza domenica di maggio, Paolo Tagliavento, parrucchiere di Terni, chiude il campionato a Verona. Tre minuti di recupero, come a Siena: lo scudetto, il quinto di fila, è dei nerazzurri. Ma il cuore giallorosso batte forte. Più di prima. E’ strano l’effetto acustico dentro il Bentegodi. Non si sente il suono del fischietto dell’arbitro. Coperto da quell’applauso del popolo giallorosso alla Roma, più forte e intenso di qualsiasi rumore, fastidioso o piacevole che sia. E’ il tributo della gente ai protagonisti di questa stagione fantastica e coinvolgente. Qualche minuto prima del triplice fischio di Tagliavento, intona le canzoni più loro. Ma la partecipazione è totale quando parte Roma, Roma, Roma.

Già, core’ de sta città. Anche i tifosi del Chievo restano colpiti. Applausi del pubblico di casa allo spettacolo di una tifoseria unica e compatta. Allegra e colorata. Il 16 maggio del 2010 diventa simile 18 maggio del 2008. Da sud a nord, stesse emozioni e identiche sensazioni. Come a Messina, la Roma sorpassa anche stavolta l’Inter. Momentaneamente. E vive una porzione di gara da campione d’Italia. Qui per 19 minuti, due anni fa per un’ora. Quando al Bentegodi segna Vucinic, al trentanovesimo, è il destino che riappare implacabile. Mirko fece centro anche al Massimino. Lì fu subito, come un lampo e sempre al sole. Ma non ci fu boato, i tifosi giallorossi avevano il divieto di andare a seguire la squadra in Sicilia. Arrivò poi nella ripresa la doppietta di Ibrahimovic al Parma.

Ieri, il sostituto dello svedese: quel Milito che nell’estate di due anni fa era vicinissimo alla Roma. La storia della partita è nei due striscioni che accolgono la Roma al Bentegodi che in questa ultima domenica di campionato è quasi esclusivamente giallorosso per sostenere il gruppo di Ranieri nello spint finale: Chi tifa Roma non perde mai e Sventola libera la nostra passione. I giocatori in campo ringraziano prima dell’inizio la gente che comunque festeggia la squadra per la grande stagione. La rete di Vucinic vale l’esplosione di ventitremila voci. E’ il trentanovesimo. Sei minuti dopo il destro terrificante di De Rossi e ancora l’urlo e la gioia. Dopo l’intervallo, la radiolina in panchina: l’auricolare al fisioterapista Silio Musa. Ecco la notizia del vantaggio nerazzurro: il tabellone lo fa sapere ai giocatori alle 16 e 18. Esultano i tifosi del Chievo, fischiatissimi dal pubblico giallorosso. Che aspetta buone nuove, quasi silenzioso. Sventolano, però le bandiere. La gente riprende subito a cantare. Fino all’applauso finale. Chiamando la Roma sotto la curva, dopo la ventiquattresima vittoria. Tantissimo.

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