Tutto come previsto. Alle parole del tecnico Ranieri, la risposta di Mourinho è dura, provocatoria e inutilmente irrisoria. Non stupisce affatto che, toccato su quello che principalmente il portoghese adora, ovvero il suo gigantesco ego, si senta in dovere di pungere chi ha osato mettere in dubbio la sua “genialità”.
Stupisce che sino ad oggi nessuno abbia avuto da ridire su questo comportamento fuori dalle righe. Dice bene Ranieri quando denuncia un modo di creare il gruppo “distorto”, lontano dalla mentalità prima calcistica e poi sportiva, ovvero quello di unire “contro” una minaccia esterna, e creare simpatia e spirito di unione creando finte minacce esterne sublimate nel solito complotto contro le povere vittime del sistema. Un modo di fare sempliciotto, non certo da geni, che di sportivo e calcistico non ha nulla e non a caso è utilizzato nei più svariati campi, dalla politica alla tv.
Ma qui non siamo in un reality show, e se picchiare il proprio avversario è sbagliato lo è altrettanto agitare la piazza e i tifosi contro nemici immaginari. Se si trattasse solo di triste furbizia basterebbe biasimarne il colpevole, con la dose di condiscendenza che si riserva a quanti tirano fuori le unghie quando hanno paura dell’insuccesso, casomai dovesse venire. Vedi alla voce Siena. Ma qui si parla d’altro: questo comportamento irresponsabile non è purtroppo come il presentarsi con il nome di Napoleone Bonaparte, poiché ha ricadute su tutta una tifoseria. Forse il 90% delle squadre italiane, Roma compresa, si è spesso lamentato di arbitraggi e sbagli: fa parte del gioco. Ma da qui a costruire su una minaccia fasulla e inesistente l’intera immagine di una squadra ce ne passa. Se Mourinho dovesse andare via dall’Inter non sarebbe perché ormaiu ha vinto tutto con la sua squadra, bensì perché questo suo modo di “allenare” non può durare in eterno. E’ un pericolo, come giustamente definito “una bomba ad orologeria”. Chiunque abbia un minimo di onestà intellettuale non può non ammetterlo.