La Roma oggi torna in campo, sotto gli ordini di Spalletti, per prepararsi in vista della sfida di domenica prossima allo Juventus Stadium contro i campioni in carica. Partita particolarmente proibitiva dato lo stato di forma dei bianconeri, attualmente secondi in campionato a due punti dal Napoli e reduci da 10 vittorie consecutive, al contrario dei giallorossi impantanati da 4 pareggi ed una sola vittoria in 5 incontri. Inoltre la partita contro il Verona in casa non ha lasciato adito a dubbi dato che i giallorossi, dopo un buon primo tempo, sono calati notevolmente nella ripresa mostrando gli enormi limiti già evidenziati sotto la guida di Rudi Garcia. Le prime indicazioni sono arrivate dal 4-2-3-1 Spallettiano con l’inserimento di Castan in difesa al posto di Rudiger, di Torosidis a destra, di Pjanic playmaker lasciando più libertà a De Rossi, con Nainggolan alla Perrotta per attaccare alto, con Florenzi esterno tattico con l’idea di base di avere la squadra più raccolta e meno staccata tra i reparti. Tra primo e secondo tempo spazio anche ad un pizzico di 3-4-1-2 a dimostrazione che il tecnico di Certaldo ha in mente una Roma diversa, slegata dal passato.
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ESPERIMENTO RIUSCITO A META’
Se da un lato è emersa voglia di innovare e cambiare dopo l’anonimato l’ultimo anno, dall’altro si sono notati evidenti limiti sia dei singoli giocatori che della squadra stessa: Castan, anche per sua stessa ammissione, non è tornato all’altezza per competere a questi livelli, Torosidis e Digne hanno una buona fase di spinta ma una carente fase difensiva, il centrocampo deve ancora trovare il giusto assetto tra i tre interpreti disposti in modo diverso anche se i primi frutti si sono visti con un De Rossi più vivo nel gioco, autore di due assist di cui uno vincente. Nota dolente in attacco per Salah, che ha giocato per conto proprio non dialogando con i compagni, e per Dzeko, che si è fatto trovare al posto giusto ma senza la cattiveria che lo ha reso celebre negli ultimi anni. Florenzi si è dimostrato il solito jolly svariando da sinistra a destra, prima a supporto di Dzeko e dopo come esterno di centrocampo con Torosidis retrocesso nella difesa a tre con Digne più alto dall’altro alto del campo.
CONTRO LA JUVENTUS 4-2-3-1 o 3-4-1-2?
Proprio queste indicazioni lasciano in sospeso l’idea di poter variare dal classico 4-2-3-1 al 3-4-1-2. In conferenza stampail mister non ha fatto mistero investendo Rudiger nel possibile nuovo ruolo di terzo centrale (a destra o a sinistra), affermando che Florenzi e Digne sono due tutto fascia, abili a svolgere il nuovo compito. Il nuovo assetto però si scontra con i freddi numeri a causa di una rosa largamente incompleta in difesa: gli unici centrali pronti e rodati fino ad ora sono Manolas e Rudiger, due su tre. Castan e Gyomber non sono pronti per essere gettati nella mischia in una partita così difficile mentre Torosidis non è adatto nel ruolo di terzo centrale come dimostrato in uno spezzone di gara contro il Verona. In questo modo difficile anche la conferma a centrocampo del trio De Rossi, Pjanic e Nainggolan dato che il primo sarebbe il calciatore indiziato a retrocedere nella difesa a tre perdendo però la capacità di svariare in difesa ed in attacco mostrata con il Verona. Nessun problema sulla fascia per Florenzi e Digne che, come già accennato, sembrano adatti al nuovo ruolo come accade con Conte in Nazionale. L’attacco sarebbe composto quindi da Dzeko e Salah con Iago Falque, in attesa di Perotti, pronto a subentrare in uno dei due/tre ruoli offensivi.
LA TATTICA A PRESCINDERE DAI NUMERI
Terminato l’excursus sull’idea del modulo Spallettiano resta chiaro come il tecnico di Certaldo dovrà lavorare più sulla testa e sui famosi comportamenti della squadra più che su uno specifico tipo di assetto. La Roma è stata rimproverata dal suo tecnico dopo la gara con il Verona di essere troppo frenetica, di perdere palle stupide in attacco esponendosi a sanguinosi contropiedi. La squadra è troppo distante tra i reparti, poco ordinata ed attenta e le discese degli avversari, spesso 1 contro 1 in difesa quando attaccano dall’esterno, preoccupano seriamente il tecnico. La Roma quindi dovrà ripartire dalle basi, da una squadra corta, aggressiva e meno esposta del solito agli attacchi avversari. Anche la fase di transizione offensiva dovrà essere rivista totalmente, negli ultimi mesi sempre affidata alla velocità di Salah e Gervinho e male accompagnata dal resto della squadra che si trova spesso 15/20 metri distante dai due già in fuga, nella terra di mezzo senza opportunità di aiutare. La Juventus, al contrario, dopo l’avvio a rilento è tornata la squadra schiacciasassi di sempre, attenta, compatta, aggressiva, con numerose individualità a partire dallo scatenato Dybala. Il tempo stringe, i ruoli scoperti sono tanti e la strada di Spalletti, con pochi allenamenti e molto lavoro da svolgere, è già pericolosamente in salita.
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