“Lode a te Roberto Pruzzo”
1 aprile 1955, Crocefieschi (Genova)
Nasce Roberto Pruzzo
Come a rispecchiare il suo carattere chiuso, un po’ burbero, senza ciance, da genovese che nasconde il cuore che alla fine comunque non riesce a nascondere, per raccontare Roberto Pruzzo più che le parole servono i tabellini. La poesia di Roberto Pruzzo con la Roma sta lì, alla voce marcatori. Marcatore. Re. O’ Rey di Crocefieschi dov’è nato. Roberto Pruzzo per la Roma è stato il gol. Il gol, punto. Centosei volte in serie A.
Roberto Pruzzo è e sarà il Bomber, il nove, il 9, il centravanti, la prima e unica punta, l’attaccante, l’unico possibile e inimitabile nella Roma impossibile per quanto bella e inimitabile degli Anni 80. Ha segnato per salvarci dalla serie B contro l’Atalanta, ha segnato nella finale di Coppa dei Campioni con il Liverpool (e nella semifinale col Dundee, e nei quarti con la Dinamo Berlino, e nel primo turno col Goteborg) ha segnato a Genova nella partita scudetto, ha segnato nel derby più bello (quello del “Ti Amo”), ha segnato a San Siro contro l’Inter e contro il Milan, ha segnato a Torino col Toro e alla Juventus in rovesciata all’ultimo minuto, ha segnato in Coppa Italia (20 volte su 48 partite), in Coppa Uefa (3 in 7), in Coppa Coppe (4 in 13) oltre quel gol fatto nel tentativo di girare la partita, il mondo e la storia contro il Liverpool nella nostra notte di sogni e di Coppe dei Campioni. La poesia di Roberto Pruzzo sta in un tabellino, anche se quella rovesciata al 90′ con la Juve, per esempio – dopo che Chierico aveva fatto il sombrero a Platini – è difficile confinarla lì. Come quel gol il 30 maggio 1984.
Forse per questo i tifosi della Roma in Curva Sud cantavano “Lode a te Roberto Pruzzo” come se quello che si diceva su di lui non bastasse a rendergli giustizia. Vero, per uno che ha vinto tre volte la classifica dei cannonieri ma che non veniva chiamato in Nazionale. Anche per questo Roberto Pruzzo era solo nostro, anche se lui ha segnato la prima rete in serie A contro la Roma. E anche l’ultima. Come fossero parentesi impossibili di una carriera vissuta per fare gol con la Roma perché la Sud glielo chiedeva. Perché la Sud cantava: “E facci un gol eh-eh, e facci un gol eh-eh, e dai Roberto facci un gol”.
Per raccontare Roberto Pruzzo più che le parole servono i tabellini come a rispecchiare il suo carattere chiuso, un po’ burbero, senza ciance, da genovese che nasconde il cuore che alla fine comunque non riesce a nascondere e anzi una volta ha messo a nudo come mai ha fatto nessun altro: togliendosi per la prima volta in uno stadio di calcio la maglietta per darla a quella Curva a cui non servivano le parole, e per questo cantava…“Lode a te Roberto Pruzzo”.
Tonino Cagnucci